A due mesi dall’ultimo post sul blog vorrei darvi le mie impressioni (senza spoiler) su un film che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso, tanto da andarlo a vedere ben due volte al cinema in questi giorni. Si tratta di Interstellar, ultima fatica di Christopher Nolan, che strizza l’occhio con evidenza a Kubrik e a 2001: odissea nello spazio. Una riverenza che riesce in parte per un film che comunque entra prepotentemente in quelli da non perdere di questa stagione autunnale.
LA TRAMA – La pellicola, che potremmo dividere in 3 atti, ci catapulta in un futuro non molto lontano, nel quale la Terra è stata ormai sfruttata in tutto e per tutto e dove l’ultima coltivazione disponibile è quella del mais, tanto che perfino il grano è stato sconfitto. In una arida Terra costantemente messa a ferro e fuoco da tempeste di sabbia, la tecnologia è diventata ormai superflua, quasi inutile; gli umani sono quasi dei guardiani costretti a sfruttare le ultime risorse in vesti di agricoltori per salvaguardare la razza. Da pochi anni inoltre i programmi spaziali e le organizzazioni di questo tipo sono state cancellate, tanto da lasciare spazio a una sorta di oscurantismo e revisionismo storico nel quale si mettono addirittura in dubbio alcune scoperte quali i viaggi sulla luna. In questa Terra così inospitale facciamo la conoscenza della famiglia Cooper, il cui padre, interpretato dal premio oscar Matthew McConaughey e la figlia, interpretata da Jessica Chastain, sono i veri protagonisti del film. Dopo il prologo il film ci proietta nello spazio, un luogo altrettanto freddo e inospitale, ma pieno di speranza nella ricerca di un pianeta abitabile, ultimo baluardo dell’umanità in una travagliata odissea.
SCENEGGIATURA – Indubbiamente la sceneggiatura originale del film è di ottima qualità, firmata da Christopher e Jonathan Nolan. Il film si fonda su solide basi scientifiche, contenendo anche, a detta degli esperti del settore, la più accurata rappresentazione scientifica di un buco nero. Nel film scienza e fantascienza si intrecciano, non senza alcune forzature, comunque sia mai pesanti per la fruizione del film e per l’opera d’arte. E’ una sceneggiatura che osa e in questi tempi così avari di nuove idee non può che essere apprezzata.
MAI DIRE MAIS – Dà comunque da pensare il messaggio contenuto nel film, nel quale l’uomo alla fine ha sfruttato tutto quello che c’era da sfruttare della Terra, e vada alla ricerca di un nuovo sistema da sfruttare a sua volta. Al di là di tutto questo, tra fisica teorica, viaggi interstellari, buchi neri e ponti di Einstein-Rosen, l’essenza del film è la filosofia in esso contenuta con l’amore dell’umanità che trascende il tempo e lo spazio in nuove dimensioni sconosciute. Il film collega abilmente la mente al cuore, nell’eterna lotta tra ragione e sentimento con grande profondità. Ciò è stato possibile anche e soprattutto per l’ottimo cast di attori presenti.
GLI ATTORI – Ottima la scelta di Nolan di affidarsi a McConaughey e alla Chastain, strepitosi interpreti che vivono uno stato di grazia nel mondo del cinema, capaci di trasmettere agli spettatori l’essenza della sofferenza, della speranza, del dolore dei personaggi, in un turbinio di emozioni sapientemente gestiti. La pellicola può avvalersi di altri grandi attori come Anne Hathaway che, anche se parzialmente oscurata dalla bravura di McConaughey e la Chastain, riesce comunque a convincere. In un film che fa della caratterizzazione dei personaggi uno dei suoi punti di forza, sorprende la qualità del cast in alcuni ruoli “minori”, come quelli interpretati da due santoni come Michael Caine e John Litgow, o per il piccolo ruolo riservato a Matt Damon.
COLONNA SONORA E REGIA – La colonna sonora è firmata dal guru Hans Zimmer, quasi in simbiosi con la regia di Nolan, riuscendo a legare perfettamente le immagini e ciò che vogliono suscitare. Credo che il buon Zimmer possa tranquillamente aspirare all’Oscar per questa categoria, cosa che invece sarà difficile che accada per la regia di Nolan, dato che l’Academy ultimamente si è dimostrata un po’ restia ad apprezzare pellicole di questo tipo, con una regia lenta e dalle inquadrature ricercate, ma intensa e un po’ onirica. Ne è un chiaro esempio il trattamento riservato a The Three Of Life nel 2012, quando il film di Malick ottenne meno di quanto in realtà meritasse. Per chiudere voglio dire che Interstellar è un film che consiglio a tutti gli amanti della fantascienza e anche a quelli che non amano questo genere. Andatelo a vedere al cinema, non ve ne pentirete.