Eccoci qui ancora una volta per commentare un’altra edizione degli Academy Awards. Quest’anno moltissimi titoli interessanti in concorso. Come di consueto, dopo la cerimonia del 28 febbraio, commenteremo insieme i vincitori. Se volete rivedere le nomination, andate a questo link. Ma veniamo subito ai film da non perdere di questi Oscar 2016:
IL CASO SPOTLIGHT (6 nomination agli Oscar)– Parto subito sbilanciandomi e dicendo che questo è in assoluto, tra tutti, quello a cui darei il premio di Miglior Film. La pellicola si basa sulla vera inchiesta dei giornalisti di Spotlight, la squadra del quotidiano Boston Globe che nel 2003 vinse il premio Pulitzer per l’indagine sull’arcivescovo Law, che coprì numerosi casi di pedofilia. La sceneggiatura di Mc Carthy e Singer, seppure un po’ telefonata e che finisce per essere poco enfatica, va a segno colpendo al cuore lo spettatore e scuotendolo. I giornalisti di Spotlight e del Globe non sono eroi, sono professionisti che compiono un pubblico servizio, in una città nella quale questa inchiesta ha finito per mettere a nudo un microcosmo che ha fatto finta di non vedere per anni, immerso nella reticenza. Un cast d’eccezione, su tutti con Michael Keaton, reduce dall’ottimo Birdman, Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Stanley Tucci. 128 minuti da non perdere che mi hanno riconciliato con il giornalismo.
IL PONTE DELLE SPIE (6 nomination agli Oscar) – Questo film fa registrare il grande ritorno di Tom Hanks agli Academy Awards. Sebbene, giustamente, lo stesso Hanks non sia candidato a Miglior Attore, è vero che negli anni si era perso un po’ per strada, ma ne Il ponte delle spie lo vediamo tornare ai fasti del passato. La vera rivelazione, tra i favoriti per l’Oscar a miglior attore non protagonista, è l’attore teatrale Mark Rylance che trova nel 2015 l’anno della sua consacrazione cinematografica, non solo con la nomination agli Academy, ma anche con l’ottima interpretazione nei panni di Thomas Cromwell nella serie Wolf Hall. Siamo negli anni della guerra fredda, quando l’avvocato James Donovan (Tom Hanks) si ritrova a negoziare il rilascio di un pilota americano scambiandolo con la spia russa Rudolf Abel (Mark Rylance). Messo di fronte ad alcuni colpi di scena, Tom Hanks dovrà scegliere se scendere a patti, lasciarsi intimidire o affrontare con tutta l’integrità che contraddistingue il personaggio la situazione. Nonostante le numerose nomination, ritengo questo film di Spielberg un buon outsider per i premi principali, ma niente di più.
LA GRANDE SCOMMESSA (5 nomination agli Oscar) – Il vero protagonista di questo film è la bolla immobiliare del 2008. Nonostante un cast stellare, nessuno degli attori presenti spicca sugli altri come presenza in video. La vicenda si intreccia intorno ad alcuni gruppi di investitori che hanno scoperto, con anni di anticipo, l’avvento della crisi finanziaria di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, riuscendo a trarne enormi benefici. Gran pregio del film di McKay è quello di spiegare concetti di economia molto difficili in maniera semplice illustrati da guest star di eccezione tra cui Margot Robbie, Selena Gomez o Anthony Boudain. Notevole è la regia che tende alla sperimentazione, in una contaminazione di stili tra immagini di repertorio, mockumentary e tecnica di alto livello. Ogni tassello va al suo posto, dalla sceneggiatura al contributo funzionale degli attori, suscitando emozioni diverse nello spettatore che se all’inizio si esalta e si emoziona, alla fine si trova costretto a riflettere. Senza dubbio favorito per la miglior regia, può giocarsela anche in altri premi tra cui la sceneggiatura, il montaggio e il miglior film, nonostante la lotta sia serrata.
THE REVENANT (12 nomination agli oscar) – La grande domanda che tutti si pongono è: riuscirà finalmente Leonardo Di Caprio a vincere la statuetta di miglior attore? Ci sono fondate possibilità che questo sia l’anno giusto. L’interpretazione di Leo è a tutto tondo, non solo recitativa, ma anche fisica e mimica. Il film, a mio modesto parere, è un gradino sotto quelli in concorso a miglior film, ma ha dalla sua la regia molto solida anche se a tratti dispersiva di Alejandro González Iñárritu (Birdman), che spesso si perde tra le lande desolate e gelide del Nord Dakota del 1800. L’Academy lo ha candidato addirittura a 12 premi Oscar, molti dei quali, soprattutto per i premi tecnici, meritati. Nodo centrale del film è il tema della sopravvivenza: i sopravvissuti di una spedizione dedita alla caccia delle pelli, fuggiti a un attacco indiano, si affidano a Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) un esploratore americano che ha passato parte della sua vita tra gli indiani stessi. Qualcosa però va storto e Glass viene ferito gravemente da un orso. Il gruppo deve proseguire lasciandolo al proprio destino. È qui che il film si accende in un’epopea spirituale e di vendetta.
MAD MAX: FURY ROAD (10 nomination agli Oscar) – Difficile aspettarsi qualcosa di buono da un sequel di saghe cinematografiche interrotte da anni. Il mondo del cinema è pieno di esempi negativi in tal senso. Invece George Miller, dopo 30 anni dall’ultimo capitolo, confeziona un capolavoro inaspettato che merita quanto di buono è stato detto da pubblico e critica. La pellicola è ambientata in un futuro distopico post apocalittico nel quale il protagonista Max (Tom Hardy) si ritrova ad aiutare la traditrice guerriera Furiosa (Charlize Theron) per fuggire a Immortal Joe e al suo seguito. Ambientato interamente nelle lande desertiche australiane, il film, a parte l’inizio e la fine, è un costante inseguimento di un’ora e mezza intriso di epicità. Da non perdere per gli amanti di azione, adrenalina cinematografica ed emozioni intense.
SOPRAVVISSUTO, THE MARTIAN (7 nomination agli Oscar) – Mark Watney è un astronauta americano rimasto su Marte poiché abbandonato dai propri compagni che lo credono morto, in seguito a una tempesta sul pianeta rosso che ha costretto l’equipaggio a lasciare la missione per fare ritorno sulla terra. Grazie alle proprie conoscenze nella botanica Watney lotterà per la propria vita cercando di salvarsi in un film davvero molto ispirato che contribuisce al grande ritorno della fantascienza sul grande schermo, dopo l’ottimo Interstellar. Ottima l’interpretazione di Matt Damon che deve ricorrere a tutte le sue conoscenze e al proprio istinto di sopravvivenza.
BROOKLYN E ROOM – Rispettivamente candidati a tre e quattro premi Oscar, questi due film chiudono l’elenco delle pellicole in lizza per il miglior film. Brooklyn è il classico melodramma: narra le vicende di Eilis, una ragazza irlandese che si trasferisce in America durante gli anni ’50 in cerca di fortuna. La sua avventura a New York deve fare i conti con la fatica dell’ambientamento e la nostalgia di casa, fino a quando non conosce un ragazzo italoamericano. Costretta a tornare in patria in seguito alla morte della sorella, si renderà conto di aver lasciato tanto di sé in America. Room è un altro dramma molto intenso, da una regia notevole che permette, grazie alla propria sceneggiatura di fare immergere lo spettatore profondamente. Il piccolo Jack e sua madre vivono dentro una stanza, segregati da Old Nick. Il film è d’impatto come pochi: può disagiare, soprattutto all’inizio, quando lo spettatore identifica quasi come calda e accogliente la prigione nella quale Jack e sua madre sono rinchiusi. Può però anche emozionare, far sperare per un film che è qualcosa in più di un outsider in concorso.
THE HATEFUL EIGHT (3 nomination agli Oscar) – L’ottava fatica di Quentin Tarantino si svolge quasi tutta all’interno di una stazione di posta tra le montagne, in una ambientazione angusta e che poco lascerebbe all’immaginazione. Nonostante la monotonia apparente dell’ambientazione stessa, che quasi ci fa pensare di essere a teatro invece che in sala, si potrebbe pensare di soffrire di claustrofobia durante le 2 ore e 48 minuti del film. Invece il solito genio ci sorprende con la sua ironia, la sua irriverenza, il sangue che scorre a fiumi, i personaggi molto ben caratterizzati e soprattutto l’ottima Jennifer Jason Leigh, candidata all’Oscar come migliore attrice non protagonista. Il film, diviso in capitoli, racconta di otto sconosciuti poco raccomandabili che si ritrovano a stare insieme per un po’ di tempo, in attesa che passi la tormenta. Riuscirà il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) a intascare la taglia sulla criminale Daisy Domergue (J.J. Leigh) scoraggiando i “compagni di avventura” dal mettere in pratica qualche cattiva idea? Oltre a segnare il ritorno del genere western dopo Django, tarantino riporta al cinema anche un film girato in 70 mm in un formato che al cinema mancava da 50 anni. La colonna sonora è del grande Ennio Morricone, grande favorito agli Oscar. Spicca in tal senso il discorso di Tarantino ai Golde Globe, vinti proprio per la colonna sonora di Morricone, in un vero e proprio spot a favore del compositore italiano.
CREED (1 nomination agli Oscar) – Una nota a parte la merita Creed, il primo episodio della nuova saga spin off di Rocky, con un nuovo protagonista, il figlio illegittimo di Apollo Creed, storico rivale dello stallone italiano. La prima parte del film segue proprio gli schemi del primo film di Rocky degli anni ’70. Il vero e proprio protagonista però, colui che tiene in piedi tutta la pellicola è soprendentemente Sylvester Stallone, che offre forse la sua migliore interpretazione della carriera. Credibile, dal grande carisma, autentico e commovente, l’ultimo Rocky di Stallone è il fiore all’occhiello di Creed, già vincitore del Golden Globe e assoluto favorito per l’Oscar di miglior attore non protagonista.
MIGLIOR ATTORE: NON SOLO DI CAPRIO, OCCHIO A FASSBENDER, CRANSTON E REDMAYNE – Nella lotta per il migliore attore protagonista anche quest’anno per Di Caprio non sarà facile. La sua interpretazione è di certo una delle migliori offerte in carriera, tanto che ci si chiede cosa mai debba fare il buon Leo per poter portarsi finalmente a casa la tanto agognata statuetta. Sentendomi di scartare dalla lotta Matt Damon con il suo The Martian, ci sono tre attori che possono impensierire, chi per un motivo, chi per l’altro, Leonardo Di Caprio.
Partiamo da Michael Fassbender e dal suo Steve Jobs. Fassbender è il classico attore al prezzemolo: dove lo metti sta bene. Non è da meno in questo biopic nel quale svolge egregiamente il proprio compito. Il film a dir la verità è molto povero; diviso in tre parti, racconta i momenti immediatamente precedenti ai tre discorsi più importanti della carriera di Jobs: il lancio del Mac del 1984, il lancio di NeXT del 1988 e il lancio di iMac del 1998. All’interno di questi tre momenti gli spaccati e i problemi della vita del co-fondatore della Apple. Si racconta più la personalità di Jobs invece della sua storia, occupandosi di darne un ritratto della persona privata a scapito di quella pubblica. Fassbender merita l’Oscar? Personalmente non credo, ma è di fatto un serio pretendente. Eddie Redmayne è reduce dall’Oscar vinto lo scorso anno per il suo Stephen Hawking ne La teoria del tutto. Difficile ripetersi anche l’anno dopo, eppure Redmayne dà l’impressione di poter seriamente concorrere alla doppietta che manca dal 1994, quando Tom Hanks vinse due Oscar di fila dopo Philadelfia e Forrest Gump.
Redmayne intepreta Einar Wegener, marito dell’artista Gerda che gli chiede di posare al posto di una modella vestito da donna. Il suo ritratto sarà talmente popolare da spingere i due a ripetere l’esperimento, fino a quando Einar non si renderà conto di un crescente cambiamento dentro di lui che lo porterà a sottoporsi a un intervento chirurgico e diventare a tutti gli effetti una donna, con Gerda (interpretata dall’ottima Alicia Vikander) che lo sosterrà nonostante tutto. Occhio però anche al grande Bryan Cranston, divenuto uno degli attori più amati dal pubblico dopo la serie TV Breaking Bad che gli è valsa numerosissimi riconoscimenti. In Trumbo Cranston interpreta lo sceneggiatore hollywoodiano Dalton Trumbo, messo alla berlina assieme ad altre figure del mondo dello spettacolo nell’America degli anni ’40 date le sue tendenze comuniste. Trumbo lotterà per anni contro il congresso, trovando comunque il modo di lavorare, anche sotto pseudonimo, vincendo addirittura due premi Oscar negli anni ’50, tra cui Vacanze Romane. Una grandissima interpretazione per Cranston che non rende assolutamente facile la decisione dell’Academy di assegnare il premio per il migliore attore.