In tanti anni di giornalismo non mi ero mai aperto così tanto, mai avevo scritto qualcosa con così tanto sentimento. Ringrazio l’amico Gabriele Bianchi de “IlPisaSiamoNoi“, il blog su cui è scritto originariamente questo articolo, una grande persona dentro e fuori la sala stampa. Questa è l’occasione per pubblicare qualcosa, oltre per Gattuso, anche per me, permettendomi di fare outing su un periodo oscuro della mia vita che Gattuso e altri punti di riferimento dello sport hanno aiutato a superare. Grazie.
LA PREMESSA
Era il 21 agosto del 2015 e Gattuso fu presentato alla città. Assieme a Fabrizio Lucchesi doveva ricostruire una squadra che di lì a due settimane avrebbe iniziato il campionato e che fino a quel momento era stata allestita solo per la salvezza. In mezzo, come sempre succede a Pisa, le solite polemiche sul futuro della società, rilevata da Lucchesi quando ormai era sull’orlo del fallimento e con una piazza che fino a quel momento aveva vissuto una delle estati più roventi. Le premesse per quella che si sarebbe invece rivelata una delle stagioni più esaltanti degli ultimi anni, non c’erano.
DIETRO LE QUINTE
Moltissimi conoscevano il Gattuso calciatore, un uomo sanguigno, ma dotato di valori sportivi e umani fuori dal comune. Pochissimo conoscevano il Gattuso allenatore, un uomo sempre attento ai dettagli, che mentre in questa sua nuova carriera provava, falliva e riprovava ancora, intanto si migliorava, creando uno staff di persone competenti, attenti a tutto, dall’analisi video dei match degli avversari all’alimentazione, passando per una preparazione atletica misurata e studiata. E’ con queste persone che, sottotraccia e sottovalutato, Gattuso si presentava a Pisa. Proprio a Pisa, in tutta l’era Battini si era assistito a squadre che inesorabilmente dopo la pausa invernale si spegnevano, con preparazioni sbagliate e crisi psicofisiche incomprensibili. Ma Rino ha portato la preparazione, la vita dello spogliatoio dentro e fuori dal campo a un livello superiore. Gattuso non è un semplice allenatore, ma un vero manager all’inglese. Lo si è visto nell’arco di tutta la stagione, nel calciomercato, nella gestione dell’immagine, nella protezione dei suoi uomini, nella programmazione, nei discorsi fatti con Fabrizio Lucchesi per costruire qualcosa di importante. Personalmente posso dire, testimoni i molti colleghi che hanno seguito in sala stampa il Pisa quest’anno, che fin dai primi giorni ho sempre detto di trovarmi di fronte a qualcosa di nuovo, che nella nostra città non si era mai visto. Ho sempre creduto in Gattuso.
IL RAPPORTO COI GIORNALISTI
Gattuso è un uomo che pretende e dà rispetto. Una persona fuori dal comune che stringe le mani di tutti a ogni conferenza stampa, non ha paura di esporsi, dice cose non scontate, ci mette la faccia, ammette gli errori quando ne compie, ma soprattutto è una persona umile. Di allenatori se ne erano visti tanti, ma così mai. Alle prime conferenze stampa sono spesso rimasto a bocca aperta, spiazzato da tale modo di fare, così vero, così lontano dalle classiche frasi fatte di circostanza. Parlo di un uomo che dopo essere partito e aver allestito una squadra in dieci giorni è riuscito a fare una striscia positiva di otto partite a partire dalla prima giornata, ma era sempre in prima linea a cercare di migliorarsi, alla costante ricerca della perfezione. Confrontarsi con lui è stata una crescita umana e professionale per tutti noi. Per tutti questi motivi non fidatevi di qualche prezzolato sensazionalista che lo ha spesso criticato al solo scopo di fare avanspettacolo o per racimolare qualche clic in più in video poi finiti sui più importanti media nazionali che lo hanno sempre tratteggiato in maniera spesso deviata, in un patologico bisogno di audience. Fidatevi di me.
IL RAPPORTO CON LA CITTA’
Per gli stessi motivi descritti poco sopra, Gattuso è sempre piaciuto al pubblico pisano. Oltre a questo la sua schiettezza, il suo parlare fuori dai denti, la sua coerenza così apprezzata da chi come i pisani l’ha sempre professata e dimostrata lo hanno fatto diventare in poco tempo un idolo, un modello da seguire. Gattuso è una persona partita dal basso e che non ha mai dimenticato le sue radici. In un contesto come quello di Pisa, così legato ai valori e al territorio, Rino ha trovato terreno fertile, in un rapporto simbiotico che va oltre il calcio. Il calore tributato dal pubblico alla premiazione di martedì sera è il culmine di tutto questo. In una parola: carisma.
IL PISA DI GATTUSO
Tralasciando i commenti, a mio avviso completamente al di fuori della realtà di chi dice che Gattuso non pratica un bel calcio, che il suo gioco non è né carne né pesce e che se ci fosse stato qualcun altro il Pisa avrebbe vinto il campionato a dicembre che si commentano da soli, concludiamo questo lungo ritratto analizzando il suo gioco. 3-5-2? 4-4-2? 4-3-3? Che problema c’è?. Gattuso è stato capace non solo di infondere il proprio carattere e il suo carisma alla squadra, ma anche di creare una gruppo in grado di poter controllare qualsiasi situazione. Dal poter imporre il proprio gioco sugli altri al sapersi adattare con umiltà anche quando sapeva di essere inferiore sulla carta agli avversari. Non solo dunque prove di forza come quelle viste contro Maceratese e Pordenone ai playoff che sono il risultato del lavoro della stagione, ma anche i grandi successi nei grandi incontri, vissuti spesso da sfavoriti, come ad esempio le sulla Spal, ma ovviamente anche i capolavori tattici dimostrati contro il Foggia. Se la semifinale contro il Pordenone è il culmine di un Pisa che impone il proprio gioco, in questo contesto la finale contro il Foggia è il culmine del sottovalutato acume tattico di Gattuso. Dal pressing alto sui difensori alle lezioni imparate nella gara di andata, fin dal discorso alla fine del primo tempo, quando ha imposto ai suoi di non farsi schiacciare nella propria metà campo, per non parlare della assoluta prova di maturità dimostrata a Foggia. Gattuso è come il modello ideale del principe di Machiavelli. Non quello deviato e sbagliato della classica frase che si tramanda da tempo “il fine giustifica i mezzi”, ma quello che “al mutare dei tempi sa essere leone, volpe e centauro (la forza del leone, l’astuzia e l’ingegno della volpe e l’ibrido fatto di istinto animale e ragione umana del centauro)”. Questa è la prima vittoria di Gennaro Gattuso da allenatore. Non la dimenticherà mai, e noi con lui.
PS. IL MIO GRAZIE A GATTUSO
Consentitemi una breve nota personale. Ogni sportivo che si rispetti ha i propri idoli e modelli da seguire. I miei sono sempre stati Roberto Baggio, Marco Pantani e Gennaro Gattuso. Tutti e tre hanno contribuito a formare i miei valori sportivi che porto dentro nella mia vita: andare avanti nonostante le difficoltà, le cadute, gli infortuni. Imparare a rialzarsi, avere umiltà, credere in sé stessi, conoscere i propri limiti e cercare di superarli. Tante piccole cose, piccole, ma grandi qualità che mi hanno aiutato soprattutto in questi anni di difficoltà e in situazioni che, non voglio nasconderlo, hanno messo a dura prova il mio essere. Negli ultimi due anni infatti (faccio outing per la prima volta) ho vissuto molte esperienze negative. Prima di tutto ho vinto una battaglia contro il cancro. Niente di lontanamente paragonabile all’odissea vissuta dal grande Gianluca (che pure, in questo tempo, con il suo modo di fare mi è stato spesso ispiratore), ma certamente una lotta che specie dal punto di vista del contraccolpo psicologico non mi è stato facile digerire, assieme ad altre vicende personali. Dico questo perché proprio questi tre modelli sportivi mi hanno aiutato a reagire come persona e l’anno a Pisa di Gattuso ha inevitabilmente influenzato anche la mia vita privata al di fuori dal mondo del giornalismo. Per tutto questo una parola: grazie.
Un grazie particolare va anche ai ragazzi de ilpisasiamonoi che hanno ospitato questo post che successivamente pubblicherò anche sul mio blog personale e che hanno sempre cercato di essere puntuali e precisi in questi anni, anche dimostrando una deontologia che non è identificabile al classico tifoso di parte, ma al vero giornalista e ne testimonia la loro bontà, come tutte quelle realtà pisane, dalle radio dei tifosi fino alle pagine facebook che raccontano quotidianamente il Pisa con grande passione.