Torno ad aggiornare il blog dopo qualche mese con il racconto della promozione in Serie B del Pisa, tratto da un mio lungo articolo su Sestaporta. E’ coinciso anche con un soddisfacente anno professionale in cui ho cominciato a collaborare con La Nazione, tra le altre cose.
L’analisi e il film della stagione: La leggenda degli uomini imbattibili. Più forti di tutti.
Dal decimo posto fino al trionfo in finale playoff in sei mesi. La grande rimonta che ha contraddistinto la stagione del Pisa è costellata di record mai visti prima. E mai come prima d’ora questa vittoria è stata la forza di un gruppo, di alchimie createsi fuori dai riflettori, ma anche figlia di tempi bui, quando dirigenza e squadra hanno saputo fare quadrato e la società ha anche capito alcuni errori fatti in corso d’opera, ascoltando le critiche costruttive e dando vita a una leggenda, quella di uomini straordinari che non hanno perso da 23 partite tra campionato e playoff e che hanno vinto 13 gare in trasferta. Imbattibile, il Pisa di D’Angelo non ha più conosciuto sconfitta in campionato dal 23 gennaio ad Arezzo. Poi, sono stati solo trionfi. Rivivi il film del campionato.
LA GENESI DELLA STAGIONE – Dopo l’infelice epilogo della scorsa stagione, con la sconfitta di Livorno che ha chiuso le porte della Serie B e il Pisa relegato a un ruolo di comparsa senza motivazioni ai playoff, in seguito all’avvicendamento di 3 allenatori in panchina, la società ha dovuto prima accettare le dimissioni di Ferrara, poi ha meditato per alcuni giorni fino al contattare un giovane rampante direttore sportivo dalle forti motivazioni: Roberto Gemmi. Alla sua presentazione era subito chiaro che il suo non sarebbe stato un lavoro facile: riflettori puntati, poche risorse a disposizione, vincolate da necessarie cessioni e un lavoro a testa bassa, con carattere e tanta fame di vittoria.
LA TRIADE DEL PISA – Con l’arrivo di Luca D’Angelo, un allenatore universalmente riconosciuto come uno dei nomi emergenti del momento nel panorama della categoria, dopo la splendida rimonta con la Casertana, in pochi ancora lo sapevano, ma in quei giorni prendeva corpo un’alchimia nelle stanze del potere del Pisa che avrebbe dato luogo a una triade in comunione di intenti: Roberto Gemmi, Luca D’Angelo e Giovanni Corrado. Ancora più in alto il presidente Giuseppe Corrado, convinto delle scelte fatte. A ulteriore riprova che il gruppo potesse nascere sotto una buona stella, c’era il sostegno di Enzo Ricci incassato da Gemmi, nell’unica dichiarazione di tutta la stagione, fino a ieri, dell’azionista di maggioranza del Pisa.
LE DIFFICOLTA’ DEL MERCATO E LA COPPA ITALIA – In estate Gemmi ha dovuto potare tutti i rami secchi della squadra. A partire da Eusepi, ceduto in prestito al Novara, ha dovuto poi accettare l’addio di Lisuzzo che, con una lettera, ha annunciato il proprio ritiro dal calcio. Infine l’addio di Daniele Mannini, che mai digerirà questa decisione, accasandosi al Pontedera. Messa la parola fine sugli ultimi eroi della promozione 2015/2016, si è dovuto aprire un nuovo ciclo. Con qualche altra cessione, in un gioco di scacchi, è arrivato anche un capolavoro con la cessione per un milione di euro al Sassuolo di tre giovani calciatori che ben hanno figurato in Coppa Italia, fiore all’occhiello della preparazione estiva, iniziata dalla vittoria ai rigori con la Triestina (già, proprio la Triestina) e culminata dalla storica vittoria di Parma, che sarebbe arrivata 14esima in Serie A.
DA SETTEMBRE FINO A DICEMBRE – Alla fine del mercato la sessione dice che il Pisa ha una squadra un po’ sbilanciata che offre il fianco con alcuni punti deboli, anche se l’ossatura è di qualità con i migliori giocatori della stagione precedente rimasti in squadra e innesti di grande esperienza soprattutto a centrocampo e in attacco. Le pecche sono sugli esterni e in difesa, ma anche nella mancanza di over, due in meno del numero massimo consentito. Le potenzialità mostrate in Coppa Italia lasciano ben sperare, ma i primi mesi sono traumatici. Nel mezzo anche un caos tra Serie C e Serie B con scioperi, gare annullate, rinviate, recuperate, squadre fallite e penalizzazioni, tante penalizzazioni. La squadra di D’Angelo ha bisogno di entrare nei meccanismi e non riesce a decollare all’inizio. Qualche inciampo di troppo, molti errori difensivi e alcuni passaggi a vuoto. I nerazzurri prendono anche alcune batoste, come la sconfitta per 3-0 dal Piacenza o il 2-0 dell’Entella a Chiavari, passando per l’1-0 dal Siena. Tutti gli scontri diretti più importanti vengono falliti, ma la società è convintissima. Lo schiaffone arriva con il 4-1 di Carrara che vede il Pisa raggiungere il punto più basso della stagione. Nonostante questo però Giovanni Corrado non si lascia impressionare, predicando calma e sangue freddo. In mezzo a tutti questi risultati, oltre ai tanti rigori contro fischiati dagli arbitri, c’è anche tanta, tanta sfortuna.
LO SFOGO DI CORRADO – In mezzo a questi accadimenti arriva dicembre e Corrado si sfoga in conferenza stampa, lanciando un j’accuse contro le anime nere che vorrebbero il male del Pisa (qui l’analisi). Arriva ulteriore carne sul fuoco con la questione Tesorino, il main sponsor che si vede rimuovere la scritta sulle maglie e che chiede 250 mila euro di danni, anche se è il Pisa che poi vincerà la prima battaglia legale con Corrado che si vede dar ragione dopo aver dichiarato che l’azienda non pagava. Da lì in poi le dichiarazioni del presidente sono centellinate e parlerà molto raramente con la stampa fino al termine del campionato. Anche per scaramanzia, dirà Corrado, al termine della vittoria di Trieste.
GENNAIO, SI CAMBIA REGISTRO – A gennaio però, si cambia completamente registro. L’ Annus Horribilis del 2018 lascia timidamente il campo a un 2019 che contiene in sé il germoglio del successo. In molti ancora non lo sanno, ma è qui che si fa veramente la storia. Forse complice un bilancio che ha permesso anche nuovi investimenti nel 2019, forse anche perché gli azionisti non si sono voluti tirare indietro, volendo spingere fino in fondo, ma stavolta Gemmi e la triade superano sé stessi. Con abili mosse a incastro il DS si libera di alcune pedine insoddisfatte o non compatibili al 100% col gruppo e compra. I primi ad arrivare sono gli over che permetteranno di completare la rosa al meglio. Torna Verna, e approdaun difensore con grande fame di vittorie, Benedetti, quindi arrivano Pesenti e Minesso. Questi quattro acquisti di peso si riveleranno determinanti per i mesi a venire. Il merito più grande della società qui è stato l’aver saputo ascoltare le critiche costruttive, per invertire la tendenza e tramutare quelle stesse critiche in punti di forza. Dopo il mercato il Pisa è già pronto e scalpita, ma poi arriva la sconfitta di Arezzo. Ma sarà l’ultima in campiona
LA LEGGENDA DEGLI UOMINI IMBATTIBILI – Da un colloquio privato tra me e il presidente Corrado, presso la sede del Pisa, il numero uno del Pisa l’11 di gennaio mi aveva confidato di credere nella rimonta fin da subito, convinto che la squadra potesse arrivare adesso a giocarsi le proprie carte per la Serie B. Da dietro le quinte, la profezia di Corrado si è avverata, piano piano, passo dopo passo. Il Pisa ha iniziato a ridurre gli errori dei singoli che fino a quel momento avevano caratterizzato la stagione, ma soprattutto ha iniziato a predisporsi nell’ottica di poter rimontare qualsiasi risultato. Lentamente i risultati utili sono diventati prima 5, poi 10, poi 15, fino alla fine del campionato, chiuso a quota 17 con ben 11 vittorie esterne e ben 5 rimonte. Una squadra che da un anno non sapeva più rimontare è riuscita a ribaltare questo risultato. I capolavori da ricordare sono tanti, come la doppia vittoria con la Pro Vercelli, tra il ritorno e il recupero della gara di andata. Le vittorie corsare in Sardegna contro Olbia e Arzachena, la vendetta in casa contro la Carrarese, forse il punto più alto per gioco espresso di tutto il campionato, senza contare la importantissima e autorevole vittoria esterna contro la Pro Patria. Così il Pisa ha rimontato fino a trovarsi addirittura al terzo posto e per un momento accarezzando anche la possibilità di guardare da vicinissimo il primo posto, meritatamente ottenuto da una Virtus Entella che, se non fosse stato per un caos incredibile, avrebbe dovuto disputare la Serie B già da inizio stagione.
I PLAYOFF – Così il Pisa si presenta ai nastri di partenza dei playoff in grande forma, forte dei suoi incredibili risultati. Il calendario mette subito di fronte la Carrarese di Baldini, ma nonostante i grandi proclami e un clima canzonatorio arrivato da Carrara, il Pisa è uno schiacciasassi. Dopo il 2-2 di Carrara, ottenuto con una rimonta di 2 gol, il Pisa vince in casa 2-1 con un risultato che avrebbe potuto essere addirittura più ampio. A fine gara D’Angelo si libera di un peso che porta dentro dopo le parole di Baldini della settimana prima: “Le partite si vincono sul campo, non con le dichiarazioni. A noi non ce n’è fregato un cazzo e ci siamo passati sopra. Baldini se vuole si faccia assumere da Corrado”. Intanto i risultati utili diventano 19. Il calendario mette di fronte il Pisa all’Arezzo, per un altro derby. C’è da vendicare una doppia sconfitta in campionato e una partita d’andata a Pisa in cui l’Arezzo ha rifiutato di rimandare la gara, con i monti pisani in fiamme e un clima estraniante. Quale occasione migliore per costruire un nuovo trionfo? Il Pisa è più forte anche dell’Arezzo e dopo averlo rimontato e ribaltato ad Arezzo, all’Arena Garibaldi controlla e vince ancora, ottenendo il pass per la finale. Intanto i risultati utili consecutivi diventano 21. Il destino del Pisa si chiama Triestina. Evitati nei sorteggi del turno precedente piazze come Piacenza, Trapani e Catania, i nerazzurri affrontano una squadra giunta seconda classificata dopo il Pordenone molto forte per la categoria. Le vittorie però non sono mai semplici e viene aggiunto un ulteriore coefficiente di difficoltà con la gara d’andata a 3 giorni dalla semifinale e quella di ritorno ad ulteriori 3 giorni di distanza. All’andata il Pisa è sfortunatissimo, va sotto una volta dopo un errore, poi pareggia, fa la partita e subisce un secondo gol per puro caso, ma pareggia di nuovo. La Triestina smette di giocare e D’Angelo capisce che la può vincere
IL TRIONFO DI TRIESTE – A Trieste i nerazzurri rinunciano a Lisi, ma non è un problema. D’Angelo prepara la mossa tattica scommettendo sul 3-5-2 per sorprendere gli avversari. Aggredisce fin dai primi minuti gli alabardati e la squadra morde qualche caviglia. È il Pisa a passare in vantaggio con Masucci, l’uomo ombra sempre presente della stagione, poi c’è il calcio di rigore nella ripresa per gli avversari, trasformato da Granoche. Qui arriva il momento più difficile della partita, con gli infortuni di Birindelli e Liotti. Uscito anche Meroni il Pisa ha finito i terzini e Minesso e Marin si devono riadattare esterni in un 3-5-2, ma lo fanno con grande spirito di sacrificio. Marconi è un trattore, se ne va via a due avversari e viene atterrato solo davanti al portiere. È rosso, il Pisa ha un uomo in più, la Triestina porta la gara ai supplementari, ma al pronti-via è proprio Marconi a correggere in rete un colpo di testa di Buschiazzo. Il Pisa contiene e gestisce, la Triestina si lancia in un attacco disperato, ma su un contropiede Gucher trova il gol del KO e i pisani possono festeggiare. Il purgatorio è finito e i nerazzurri tornano in B. Una trasferta da ricordare per tutti: tifosi assiepati a Trieste, ma anche chi è rimasto al maxischermo di Pisa.
IL GRUPPO, LA ROSA LUNGA, IL TRIPUDIO – La festa può cominciare, sui lungarni e sulle strade che riportano da Trieste a Pisa. Ma questa è la vittoria senza dubbio di un grande gruppo, di un noi che viene prima dell’io, di giocatori che hanno saputo veramente far quadrato, annullare ogni gerarchia e mettere da parte anche personalismi in favore della forma e della voglia di essere parte di qualcosa di più grande. La rosa lunga è quella che ha permesso a questo Pisa di emergere da questi playoff, in cui nessuno è stato fuori forma e tutti si sono alternati alla grande. Dice bene il presidente Corrado: “lo ricorderemo con anni”, facendo menzione dei record e delle mirabolanti imprese di Moscardelli e compagni.
D’ANGELO, UN EROE SILENZIOSO – Il vero protagonista però è lui, Luca D’Angelo. Silenzioso, messo anche in discussione quando la squadra si trovava al decimo posto, ma che ha sentito la fiducia della dirigenza, mai come quest’anno convinta fino in fondo specialmente di alcune scelte strutturali come quelle del tecnico e del direttore sportivo. Se alcuni giocatori potevano essere sostituibili a metà stagione, l’allenatore del Pisa invece no. Su di lui è stato costruito il progetto, su di lui la squadra è stata modellata a immagine e somiglianza. D’Angelo è dipinto dai suoi ex compagni di squadra ai tempi in cui era giocatore e dai suoi ex giocatori come un cultore del campo. Allenamento, miglioramento, cultura del lavoro a testa bassa. La squadra lo ha seguito, nelle potenzialità, negli sbagli, nel cadere e rialzarsi, per poi riscoprirsi vincente. 3-5-2 o 4-3-1-2, D’Angelo ha insegnato alla squadra a padroneggiare questi due schemi. E nonostante i record fossero nati con il 4-3-1-2, D’Angelo ha chiuso con la ciliegina sulla torta dimostrando che anche l’idea originale era vincente al 100%, utilizzando un 3-5-2 che in finale è stato determinante.
IL FUTURO – Il futuro adesso non può che essere luminoso. Un grande progetto per consolidare la categoria, un nuovo stadio all’orizzonte e tanta, tanta voglia di stupire ancora. A differenza del 2006/2007 o del 2015/2016 quando il Pisa è salito senza progettualità e con società assolutamente instabili, qui le condizioni ambientali e societarie sono le migliori possibili, con disponibilità di risorse, di idee, di competenze e di valori. Ora a Pisa si può fare davvero la storia.