Anche quest’anno c’è grande attesa per la lunga notte bianca degli Oscar. Tra il 9 e il 10 febbraio si decideranno infatti gli Academy Awards 2020. Come sempre, anche in questa occasione non mancherò di dare un mio modestissimo parere per passione a tutte le pellicole in concorso per il “Miglior Film”, dopo la solita maratona che mi sono fatto negli scorsi mesi e nelle ultime settimane. A farla da padrone però, le 24 nomination ottenute da film targati Netflix, vera novità di questa edizione 2020, una in più della Disney, fermatasi a quota 23. Il colosso dell’intrattenimento online è stata forse la più bella rivelazione dell’anno cinematografico appena conclusosi.
JOKER (11 nomination) – A ottenere il maggior numero di nomination è Joker, diretto da Todd Philips con uno straordinario Joaquin Phoneix, vero favorito per la statuetta di miglior attore. Il progetto, nato alcuni anni fa, si configura come una vera storia delle origini del Joker, uno dei più famosi cattivi dei fumetti. Da molti giudicato un capolavoro, è stato un incredibile successo al botteghino, arrivando a guadagnare nel mondo oltre un miliardo di dollari. Tanto cupo quanto violento e dalla dubbia morale, Joaquin Phoenix ha reso il suo Joker un meraviglioso pugno sullo stomaco, che stordisce e porta lo spettatore addirittura a empatizzare per quello che non è solo un pagliaccio, ma un personaggio che mescola il mondo di Batman con una storia di vero degrado. Se non l’avete visto, non siete scusati.
THE IRISHMAN (10 nomination) – Ironia della sorte, a fianco di un cinecomic c’è una delle perle di Netflix del 2019, The Irishman, una gemma grezza cullata per un decennio da Martin Scorsese, proprio colui che aveva criticato i cinecomic asserendo che non fossero vero cinema, e Robert De Niro. Il film, della durata di oltre tre ore, racconta la storia di Frank Sheeran (Robert De Niro), l’uomo dietro alla cosca mafiosa della famiglia Bufalino (sì, avete capito bene, ma io non c’entro niente…) della Pennsylvania che in America agiva tra gli anni 30′ e gli anni 70′. Film dal budget altissimo, oltre 140 milioni di dollari, largamente utilizzati per lo più per ringiovanire i protagonisti, specialmente Joe Pesci (Russell Bufalino), Al Pacino (Jimmy Hoffa) e De Niro. Tra piani sequenza, una colonna sonora di alto livello e interpretazioni commoventi e di alto livello da parte degli attori, è un’opera fatta con amore, curata ed elegante.
1917 (10 nomination) – I piani sequenza di The Irishman però impallidiscono di fronte a quelli di Sam Mendes in 1917, assoluto capolavoro per cui faccio spudoratamente il tifo in questa edizione degli Oscar. Il film è studiato per essere montato come un unico piano sequenza, forse l’unico modo per raccontare una storia dietro alla più particolare e logorante guerra mai combattuta nella storia, una logorante guerra di posizione. I due protagonisti, impegnati in una missione, accompagnati da una colonna sonora che rapisce in un turbinio di emozioni, tengono con il fiato sospeso lo spettatore per l’intera durata del film. A fare da contorno anche alcuni grandi attori a fare semplicemente da sfondo, come Benedict Cumberbatch, Colin Firth o Richard Madden, ridotti quasi a delle comparse. Lo devo ammettere, alla fine del film mi sono commosso come non mi capitava da tempo.
C’ERA UNA VOLTA AD HOLLYWOOD (10 nomination) – Alla fine, l’ultima fatica di Quentin Tarantino, potrebbe davvero essere quella della sua prima statuetta alla regia. Dopo le vittorie nel 1995 e nel 2013 per Pulp Fiction e Django Unchained alla sceneggiatura, l’Academy e la critica americana sono stati letteralmente rapiti da C’era una volta ad Hollywood, un film che mescola finzione e realtà in una distopia, così come già il regista ci aveva insegnato con Bastardi senza gloria e anche con lo stesso Django. Con larghi omaggi al cinema italiano, specialmente quello degli “spaghetti western”, tra i generi preferiti di Tarantino, la premiata coppia Brad Pitt e Leonardo Di Caprio è una piacevole scoperta, con Pitt che ha già portato a casa il migliore attore non protagonista ai Golden Globe. Anche solo per la scena in cui Pitt lotta con Bruce Lee, che è valsa la censura in Cina, questo film è un must per chi ama il cinema.
STORIA DI UN MATRIMONIO (6 nomination) – Scarlett Johansson (Nicole Barber) e Adam Driver (Charlie Barber) sono i protagonisti di quello che forse avrebbe dovuto essere intitolato “Storia di un divorzio”. Al netto del titolo, la tragica storia raccontata da questo film indaga nell’animo dei due protagonisti, il cui amore pervade ogni fibra del loro essere, anche tra mille litigi, rivelando quanto possa consumare la vita di due persone un divorzio. Sceneggiatura solida e ben strutturata quella di Noah Baumach, sorretta da un palco di attori di assoluto livello. Non solo la Johansson e Driver meritano la candidatura ad attore protagonista, ma anche Laura Dern, già ex musa di David Lynch, la cui prova è senza dubbio tra le migliori per il premio di attrice non protagonista.
JOJO RABBIT (6 nomination) – Un’altra storia di guerra, dopo 1917, stavolta raccontata in maniera tragicomica, sullo sfondo della Berlino nazista, prima della caduta sul finire della seconda guerra mondiale. Il film di Taika Waititi strizza molto l’occhio a “La vita è bella” di Benigni, sotto alcuni punti di vista. Il piccolo Jojo, cresciuto nella Gioventù hitleriana, deve fare i conti con i propri deviati principi, frutto dell’indottrinamento del Reich. Tra numerosi insuccessi e un’improbabile, ma meravigliosa amicizia con una ragazza ebrea, sullo sfondo un personaggio secondario spicca più di ogni altro, tanto far ottenere a Scarlett Johansson, dopo la candidatura a migliore attrice protagonista in “Storia di un matrimonio”, anche quella per miglior attrice non protagonista. Un viaggio introspettivo sovrapposto al crollo del regime di Hitler, interpretato proprio da Waititi, che diventa amico immaginario del piccolo Jojo. Una strada diversa rispetto a Benigni, quella scelta dal regista Waititi. Mentre il Roberto nazionale ci fece vedere l’amore di un padre che fece di tutto per tenere lontano dagli occhi di suo figlio la guerra, qui Waititi ci racconta una storia di crescita e vita, con il giovane Jojo che supera a suo modo il male che lo circonda.
PICCOLE DONNE (6 nomination) – Una vera e propria rinfrescata rispetto al romanzo di Louisa May Alcott, ma anche rispetto alle quattro precedenti trasposizione cinematografiche che hanno fatto la storia del cinema. Piccole Donne di Greta Gerwig ha vinto la sua sfida, tra salti temporali nella linea della narrazione. Non tutto però riesce alla perfezione, come ad esempio una caratterizzazione dei personaggi non sempre precisa e puntuale. Se è magistrale l’interpretazione del personaggio di Jo March da parte di Saoirse Ronan, l’attrice che stupì in Amabili Resti e che oggi è giunta alla maturazione, Emma Watson è apparsa un gradino indietro rispetto alla collega nell’interpretare “Meg”. Florence Pugh restituisce alla perfezione ogni sfumatura di Amy March, mentre molto più spazio e una maggiore caratterizzazione si sarebbe potuta dare a Eliza Scanlen per “Beth”, che alla fine resta troppo sullo sfondo. Laura Dern e Meryl Streep supportano alla perfezione il lavoro delle giovani attrici e a parte le poche sbavature registrate, l’impianto interpretativo è solido.
PARASITE (6 nomination) – Il film coreano diretto da Bong Joon-ho è un po’ la rivelazione di questa edizione degli Academy Awards, nonché il favorito per il miglior film straniero. Divertente, ma intelligente, questa commedia drammatica dalle tinte thriller è un meraviglioso confronto in un viaggio tra parassitismo, ricchezza e povertà. I protagonisti che vivono del sussidio di disoccupazione, facendo lavori a basso costo, sfruttano la raccomandazione di un amico per entrare come un virus nella vita della ricca famiglia Park. E’ proprio quando la “truffa” arriva al suo compimento massimo che la commedia diventa dramma i generi cinematografici si mischiano in una sapiente sceneggiatura e convincenti prove interpretative.
LE MANS 66 – LA GRANDE SFIDA (4 nomination) – Se siete fondamentalisti ferraristi, forse questo film non fa per voi. Se però amate alla follia il mondo dell’automobile, non potrete non gustare la storia di un miracolo sportivo e industriale nel mondo delle macchine, anche se intriso del solito retrogusto di un orgoglio americano tanto caro ad Hollywood quando si tratta di confrontarsi col resto del mondo. Se si riesce a chiudere un occhio al macchiettistico ritratto di Enzo Ferrari, interpretato da Remo Girone, l’ex Tano Cariddi che fece la storia della serie TV La Piovra, allora si potrà apprezzare l’interpretazione di Matt Damon (Carroll Shelby) e Christian Bale (Ken Miles) intenti a preparare la loro Ford GT 40, capace di vincere la 24 ore di Le Mans nel 1966 contro la Ferrari, che all’epoca non perdeva mai un colpo.
MENZIONI D’ONORE – Oltre alle pellicole in concorso per il miglior film, sono tante le opere da non perdere o che hanno fatto discutere. Nomination anche per “I due Papi”, più da vedere per l’interpretazione di Anthony Hopkins (Papa Ratzinger) e Jonathan Pryce (Papa Francesco), che per una sceneggiatura forse un po’ troppo ingenerosa verso la figura del papato, specie quello di Benedetto XVI. Tra i film di animazione spiccano Dragon Trainer 3 e Klaus, mentre tra i colossi Disney e Marvel, Star Wars The Rise of Skywalker, assieme ad Avengers: Endgame, si beccano solo qualche nomination tecnica e, anzi, il film della Marvel ne esce un po’ con le ossa rotte.