Come ormai consuetudine, da qualche anno finisco per guardarmi tutti i film in concorso per gli Oscar e butto giù qualche riga sull’argomento. Anche quest’anno infatti ecco questa piccola guida per i film in concorso. Naturalmente dopo la cerimonia del 22 febbraio scopriremo insieme tutti i vincitori.
THE GRAND BUDAPEST HOTEL – Mi sono approcciato a questo film all’oscuro di tutto e sono rimasto piacevolmente sorpreso. Il film, un metaracconto a più strati, che è possibile classificare come commedia nera, a metà tra la commedia, il giallo e il dramma, è una storia originale che fa riflettere. La dedica del regista Wes Anderson è per Stefan Zweig, scrittore austriaco che si vide bruciare molto delle sue opere negli anni del nazismo. Nonostante la storia sia ambientata molto più tardi, in un hotel situato nella immaginaria Zubrowka, non mancano i riferimenti alla guerra e al nazismo che, seppur sussurati, scuotono. Il formato cambia sapientemente tre volte in base al periodo raccontato. Non brillano particolarmente le performance degli attori, ma la pellicola è da apprezzare soprattutto per la sceneggiatura, la regia e il modo in cui è raccontato. Una piccola perla in questi Oscar che, come vedremo, sono sempre più dominati da biopic.
AMERICAN SNIPER – Per quanto abbia letto molto e mi sia informato prima di visionare quest’opera, per quanto sia tra gli estimatori di Bradley Cooper e per quanto finora avevo adorato ogni film di Clint Eastwood (da regista e da attore), American Sniper mi ha lasciato perplesso. Commovente, certo, la storia di Chris Kyle, il cecchino americano da cui è tratta la storia, ispirata alla sua autobiografia, ma il film è pieno di cliché e forzature che non ho apprezzato fino in fondo. Degli otto in concorso per l’Oscar è senza dubbio quello che a mio avviso ha le quotazioni più basse e che aumenta il mio disappunto per non aver visto Interstellar tra i film nominati. Per me una nomination politica, niente più.
BIRDMAN – Notevole l’opera del regista Iñárritu compiuto per Birdman, interpretato da un sorprendente Michael Keaton, che impersona una decaduta stella del cinema, intrappolata nel costume di un fantomatico supereroe alato. Difficile non pensare a quanto possa essere in qualche modo paradossalmente autobiografico per certi versi il personaggio interpretato da Keaton, forse uno dei motivi che lo hanno spinto a una delle migliori interpretazioni in nomination per il miglior attore. Il protagonista di Birdman, imprigionato nel proprio passato, ma alla ricerca di qualcosa di più aulico e dell’approvazione della figlia e del grande pubblico, vive un crescente disagio nel quale scopriamo tutti i suoi problemi mentali, tra cui allucinazioni che hanno come soggetto il tanto odiato supereroe da lui stesso interpretato in passato. Il finale, a mio avviso, è aperto a più interpretazioni, personalmente ritengo che la storia si concluda molto prima della conclusione della pellicola, in teatro, al termine della “prima” di What We Talk About When We Talk About Love, il suo esordio a Broadway. Forte delle sue nove nomination a questi Academy Awards, è sicuramente un film da non perdere.
BOYHOOD – Vi ricordate il video su Youtube che circolava qualche anno fa, firmato da un certo Noah Kalima, quando ancora Youtube non era così visitato come lo è oggi, nel quale l’autore faceva una foto di sé stesso ogni giorno per sei anni? Immaginate se un film potesse essere girato per 12 anni, prendendo la storia di un ragazzo e della sua famiglia dall’età di 8 anni fino ai 19, con gli attori che realmente invecchiano, ripresa dopo ripresa, in un esperimento narrativo realmente compiuto. Sembra impossibile, ma questo è Boyhood, pazza e ambiziosa idea del regista Richard Lineker, che ha convinto pubblico e critica. Un film e un progetto diverso dal solito. Consigliato.
WHIPLASH – Sacrificio, sudore, passione, dolore, rabbia, caduta, punto di rottura, per poi sbocciare. Tutto questo è Whiplash, pellicola che racconta la storia di Andrew (Miles Teller) che ha un grande sogno nel cassetto: diventare il miglior batterista del mondo. Dalle premesse sembrerebbe uno dei soliti film triti e ritriti sull’argomento, invece sceneggiatura, interpretazione e regia rendono quest’opera un’inaspettata perla, impreziosita dall’interpretazione a mio avviso più convincente tra gli attori in concorso per il premio di attore non protagonista. J.K. Simmons infatti impersona il maestro Terence Fletcher, personalità controversa, severa e che non accetta compromessi, fino ad umiliare i propri allievi dal lato umano per tirare fuori il meglio da loro. Il film è legato dal rapporto tra Simmons ed Andrew. La seconda parte del film è piena di intensità. Una pellicola che riconcilia con la musica e con il vero sacrificio, adatta anche ai non amanti del Jazz. Per quanto riguarda Simmons, date un Oscar a quell’uomo.
LA TEORIA DEL TUTTO – Commovente questo affresco della vita di Stephen Hawking, per un film che ha ottenuto “solo” 5 nomination. A convincere è la prova di Eddie Redmayne nei panni del famoso cosmologo; credibile, intensa e di qualità la sua lettura fedele del personaggio, del proprio cervello, imprigionato in un corpo non più suo, ma che non si vuole arrendere alla vita. Se possibile fa ancora meglio Felicity Jones nei panni di Jane Hawking, ex moglie dell’astrofisico sul cui libro si basa la sceneggiatura del film. Per me la Jones può essere una delle grandi favorite a questo premio, incarnando alla perfezione la personalità di una donna piena di forza d’animo, amore e determinazione nell’affrontare la malattia del marito. Uno dei grandi meriti della pellicola è quello di essere stata il più fedele possibile all’originale e alla vita dei due protagonisti, tanto che la stessa Jane Hawking, intervistata dal The Guardian ha ammesso di essersi riconciliata con l’idea di compromesso che si è soliti fare nell’industria cinematografica. Elegante, incisivo, fedele e delicato, La Teoria del Tutto è un film migliore di tanti altri biopic in gara.
THE IMITATION GAME – Parlando di questo film, mi è venuto naturale paragonarlo alla pellicola appena analizzata. Rispetto a La Teoria del Tutto infatti, The Imitation Game è, secondo me, un gradino sotto, troppo forzato per certi versi, forse costruito e freddo nelle interpretazioni dei personaggi. Lo stesso Cumberbatch in concorso all’Oscar di miglior attore è a mio avviso un po’ sopravvalutato, non restituendo la stessa intensità che Eddie Redmayne restituisce invece ad Hawking. Riguardo i compromessi di cui parlavo prima invece, per altri versi il film manca un po’ di rispetto al pubblico. Quando si parla del tema sulla legge contro gli omosessuali, definiti “illegali” oltremanica, il film forza un po’ troppo l’argomento, puntando più sulle emozioni del pubblico e non sulla denuncia.
SELMA –Selma affronta il tema dei diritti civili negli Stati Uniti. Per quanto di qualità ed evocativo della situazione storica americana trattata, faccio una brevissima riflessione: sto iniziando ad essere saturo sui film biografici (ben quattro su otto in concorso a Miglior Film) e su film che trattano dei diritti civili o della questione del razzismo in America, tematiche, con le dovute differenze, che si ripetono annualmente. Nel 2014 è stata la volta di 12 anni schiavo, nel 2013 Django e Lincoln, mentre nel 2012 The Help. Al di là di questa riflessione, il film è bellissimo con la DuVernay che compie un ottimo lavoro alla regia. La pellicola è emozionante, ben recitata e colpisce al cuore lo spettatore. Uno dei premi che potrebbe vincere questo film è sicuramente l’Oscar per la migliore canzone, con Glory di John Stephens e Lorrie Lynn, semplicemente stupenda.
ALTRI PREMI – Per quanto riguarda gli altri premi tiferò spudoratamente per Interstellar, con cinque nomination ai premi Oscar per scenografia, colonna sonora, effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. Cinque nomination “minori” per un film che avrebbe meritato di più. A questo link ciò che scrissi in merito alla pellicola, una delle più interessanti, a mio avviso, di tutto il 2014. Da tenere d’occhio anche le nomination per il miglior film straniero, con nomine provenienti da Polonia, Estonia, Russia, Mauritania e Argentina. Infine in merito al miglior film d’animazione tiferò per Dragon Trainer 2, una piccola saga che mi ha colpito positivamente.