C’è tanto bisogno di ridere alla fine di questo 2020, un anno funestato dalla pandemia mondiale di Covid-19. Sono tanti anni che questo blog si occupa di redigere una classifica degli errori di stampa e comunicazione, più per ridere ovviamente e non prendersi mai troppo sul serio, in un mondo fin troppo serio. Ecco alcuni degli errori del 2020 che mi hanno fatto ridere particolarmente.
Per rivedere invece le storiche classifiche degli anni precedenti, eccole divise per anno: 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019.
Cominciamo da un comico errore del Ministero dell’Istruzione. L’errore è riportato e raccontato anche dal Corriere della Sera, che ne racconta anche i retroscena social.
Tanti colleghi, nel nome dell’allarmismo, hanno sfruttato il Covid-19 per fare un po’ di propaganda e terrorismo psicologico. Ecco tre esempi di un utilizzo sbagliato di una stessa fotografia, spacciata per una finta movida a Bergamo, Cremona e Brescia da tre diverse testate.
Calcoli un po’ confusionari per il Corriere della Sera. Anche i migliori sbagliano.
Tante ‘parole nuove’ in questo 2020 targato Covid-19. Quante volte abbiamo sentito parlare di “Paziente zero”, “quarantena”, “assembramenti”, “distanziamento sociale”, “fase 2”, “droplet”, “curva epidemica”, “mascherina”, ma ci sono stati anche tanti errori. Ecco come, in un manifesto istituzionale, si parli di “assemblamenti”.
Per La Stampa una piramide ha la forma di un cono. Stavolta invece di un errore matematico ecco un errore geometrico.
Ci vanno un po’ troppo leggeri Il Mattino e TgCom24, per aver definito come una “separazione difficile” e “un dramma per papà separati” lo strangolamento di due figli. Quando il social media manager ha bisogno di ripetizioni…
Da Il Secolo XIX un po’ di buon vecchio Capitan Ovvio, ma oggi in realtà appare quasi necessario ribadire l’ovvio.
La Padania cade in fallo, come molto spesso è accaduto nel 2020, sulla celebre pagina satirica “Il Comune di Bugliano”.
Una battuta di troppo costa cara al telecronista Rai Lorenzo Leonarduzzi al termine del rally di Monza.
Troppo morboso Il Messaggero che ci informa fin troppo sulla vita privata di Silvia Romano, valicando i confini della privacy. Open ci ribadisce, come si vede sotto, ma nel “non dare la notizia”, in realtà lo fa, scatenando ulteriori polemiche :