Un’edizione con molti film che mi hanno lasciato molto perplesso e poco appassionato. Dei 10 film in concorso, mi hanno convinto meno della metà. Come ogni anno però, ecco una breve guida assolutamente amatoriale e non professionale ai film in concorso al ‘Miglior film’, ma anche dove poterli vedere prima della grande notte degli Oscar di domenica sera.
BELFAST (7 nomination) - “Le vite di una famiglia operaia e del loro giovane figlio, cresciuto durante il tumulto degli anni ’60 nella capitale dell’Irlanda del Nord”. Nella Belfast del 1969 vive Buddy (Jude Hill), nove anni, con sua madre (Caitríona Balfe) e suo fratello; suo padre (Jamie Dornan) fa il carpentiere a Londra e ritorna di tanto in tanto. Siamo nel pieno di quella era che viene definita “The Troubles”, nella quale impazza la guerra religiosa tra protestanti e cattolici. La cosa più semplice per la famiglia sarebbe cambiare città e trasferirsi in Inghilterra, scappare dall’odio e dai debiti. Ma Buddy perderebbe così i suoi nonni adorati e anche la piccola Catherine, suo amore segreto.
I SEGNI DEL CUORE (CODA) (3 nomination) – “Ruby, 17 anni, è l’unica persona udente nella sua famiglia. La ragazza sogna un futuro nel canto, ma allo stesso tempo sente la responsabilità di prendersi cura dei suoi cari”. I segni del cuore” della regista Sian Heder. Remake del francese “La famiglia Bélier” e storia di una ragazza unica udente in una famiglia di sordomuti e con la passione per il canto, si è fatto strada nelle ultime settimane con due premi significativi: quello dei produttori e quello per il cast ai Sag Awards (le statutte del sindacato attori).
DON’T LOOK UP (4 nomination) – “Una coppia di astronomi si accorge dell’esistenza di un meteorite in rotta di collisione con la Terra. I due scienziati cercano di avvertire tutti sulla Terra che il meteorite distruggerà il pianeta in sei mesi”. Partendo dall’incipit “basato su fatti realmente possibili” il regista si getta in un’opera fortemente provocatoria in cui la scienza, materia per definizione non democratica e fortemente legata alle dimostrazioni pratiche, si trova a dover fare i conti con un mondo in cui la verità, per essere ascoltata dal grande pubblico, deve presentare anche una certa dose di spettacolarità. Criticando su più fronti politica e mondo dell’informazione, “Don’t Look Up” non si fa scrupoli a delineare con grande sadismo una classe dirigente completamente disinteressata al reale benessere della massa, sia questa composta dagli elettori di una presidentessa o degli spettatori di una trasmissione del mattino molto seguita. Io tifo spudoratamente per questo film, anche se temo non vincerà l’ambita statuetta.
DRIVE MY CAR (4 nomination) - “Un attore e regista teatrale rimasto vedovo cerca un autista. L’uomo si rivolge al suo meccanico, che finisce per consigliargli una ragazza di 20 anni. Nonostante i timori iniziali, tra i due si sviluppa una relazione molto speciale“. Sembra scontato che debba vincere “Drive My Car” di Ryusuke Hamaguchi (visto che concorre anche nella categoria assoluta) il premio come Oscar al miglior film internazionale, forte delle sue quattro nomination. Potrebbe essere un nuovo Parasite?
DUNE (10 nomination) - “In un distante futuro dell’umanità, il duca Leto Atreides accetta la gestione di un pericoloso pianeta, Dune, l’unica fonte di una droga in grado di allungare la vita e fornire eccezionali capacità mentali”. La saga di romanzi di Frank Herbert è una delle mie preferite. Dopo varie trasposizioni, da David Lynch ad alcuni esperimenti a basso budget, l’opera di Villeneuve, seppure una prima parte del primo romanzo, getta le basi per qualcosa di interessante e lo fa molto bene. Protagonisti Timothée Chalamet e Zendaya tra faide in un pianeta morente, prima di Star Wars e Game of Thrones c’era il leggendario romanzo fantascientifico di Frank Herbert.
KING RICHARD (6 nomination) - “Armato di una visione chiara e di un piano sfrontato di 78 pagine, il determinato padre e allenatore Richard Williams ispira le sue due figlie, Venus e Serena, a diventare campioni di tennis”. Will Smith è il protagonista della storia, fedele trasposizione di fatti realmente accaduti. il ritratto che in “King Richard” Will Smith ha restituito del papà allenatore delle supercampionesse di tennis Venus e Serena Williams viene dato per vincente da mesi come miglior attore. Staremo a vedere se riuscirà a spuntarla.
LICORICE PIZZA (3 nomination) – “La storia di Alana Kane e Gary Valentine, che crescono e si innamorano nella San Fernando Valley del 1973, in California. Il film segue i loro primi passi esitanti sulla via dell’amore”. In questo racconto per immagini accompagnato dai brani mai dimenticati di David Bowie, Paul McCartney, Nina Simone, The Doors, Anderson ha voluto al suo fianco un cast stellare: fanno compagnia ai giovanissimi e carismatici debuttanti Alana Haim (chitarrista della band Haim) e Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour Hoffman), in ruoli cameo memorabili, il due volte Premio Oscar Sean Penn (Mystic River, Milk), il regista e attore Bradley Cooper (A star is born, American Sniper, American Hustle, Il lato positivo), Tom Waits e Benny Safdie.
LA FIERA DELLE ILLUSIONI (4 nomination) – “Un giostraio ambizioso con un talento per manipolare le persone con poche parole ben scelte inizia una relazione con una psichiatra che si rivela essere ancora più pericolosa di lui”. Quel geniaccio di Guillermo Del Toro si cimenta questa votla nel cinema noir per un film con look anni ’40 che mi ha ricordato, con le dovutissime differenze e molto alla lontana The Illusionist e The Prestige. Ho apprezzato anche una citazione al “collega”, il Maestro Hideo Kojima e sfido chi ama i videogiochi a riconoscere l’easter egg. Uno dei pochi film che ho apprezzato di questa edizione degli Oscar.
IL POTERE DEL CANE (11 nomination) - “George e Phil sono una coppia di fratelli che possiede un ranch nel Montana. Quando George sposa la giovane vedova Rose e la porta a vivere nel ranch, Phil prende di mira la donna e suo figlio Peter, tormentandoli senza sosta”. Non sono un critico, ma un semplice appassionato anche se di film ne ho visti parecchi. Ecco perché non riesco a capire come in molti diano per favorito alla miglior regia, con tanto di di nomination alla migliore fotografia a un film sostanzialmente buio in cui si fa fin troppo affidamento su una certa illuminazione naturalistica. Fastidioso e poco interessante, il film si salva (in parte) solo per l’interpretazione di Benedict Cumberbatch e per il finale. Spero con tutto il cuore che non vinca.
WEST SIDE STORY (7 nomination) – “Due adolescenti di diverse origini etniche si innamorano nella New York degli anni 50. Una rivisitazione del leggendario musical West Side Story sullo scontro tra due bande di strada di New York”. Grande ritorno per Steven Spielberg che rilegge il famoso musical rendendolo fedele all’originale, ma più impegnato, rivisitandolo in chiave più vicina ai gusti del pubblico di oggi e rispettando l’originale in un omaggio all’America multiculturale con scelte di casting più inclusive, ma riuscite.