Da un anno a questa parte curo la rubrica storica di uno dei blog milanisti più seguiti del web, www.rossonerosemper.com
Da qualche settimana con la redazione di Rossonerosemper, lavoriamo anche in accordo con Indesit che sponsorizza Milan, Arsenal, PSG e Shakhtar Donetsk. Tempo fa io e l’amministratore del sito di Rns, fummo contattati da We Are Social, un’agenzia che aiuta le marche a conversare con le persone: per farlo utilizza un approccio sincero e trasparente. Tutto per Indesit nell’ambito di un progetto che si chiama Genuine Football Fan, focalizzato sul calcio visto dagli occhi dei tifosi: (http://football.indesit.com). Grazie alla collaborazione con Indesit, siamo spesso a Milano inviati allo stadio per vedere la partita casalinga del Milan.
Vi incollo gli ultimi due articoli, uno per la rubrica storica di Rossonerosemper, dedicato a George Weah, e l’altro, per Indesit, scritto a quattro mani col mio amico Alessio M. di Rossonerosemper.
UN ROSSONERO DA RACCONTARE… George Weah (http://www.rossonerosemper.com/2011/10/22/un-rossonero-da-raccontare%E2%80%A6-george-weah/)
Ritorno dopo un po’ di tempo a postare sul blog con una storia fatta di passione e ricordi, quella del Re Leone, il diamante neroGeorge Weah.
GLI INIZI – Weah inizia a giocare fin da giovane in Liberia, nel piccolo campionato della Liberian Premier League. Più dell’80% delle squadre di questo campionato africano provengono dalla città di Monrovia. La carriera di George inizia con la maglia del Mighty Barolle, nel 1985-86 ed è subito scudetto. Con 7 gol in 10 partite Weah contribuisce alla vittoria del campionato. L’anno dopo viene ceduto all’Invincible Eleven dove vince il decimo scudetto per la formazione della città di Monrovia, riuscendo a segnare ben 24 gol in 23 partite. E’ qui che si guadagna la fama continentale, giocando nella successiva stagione a metà tra squadre della Costa d’Avorio e del Camerun.
VIVE LA FRANCE – Come molti giocatori africani, anche Weah emigra in Francia, dove conosce il calcio europeo. Qui veste le maglie di Monaco e Paris Saint Germain, conquistando uno scudetto con i parigini, 3 Coppe di Francia e una Coppa di Lega francese. In una partita europea tra Milan e Paris S.G. Weah viene limitato dalla difesa del Milan, ma Braida confida in lui e lo porta a Milano per il dopo Van Basten, dopo la vittoria della scarpa d’oro nella Coppa dei Campioni.
UN LEONE PER IL DIAVOLO – Elegante come una gazzella, potente come un leone, veloce come un ghepardo. Così si può riassumere la classe di Weah con la maglia rossonera. Appena arrivato vince subito il Pallone d’Oro, primo e unico africano nella storia del calcio a conquistare l’ambito trofeo. Il 27 agosto del ‘95 a Padova entra nella storia fornendo l’assist decisivo per l’ultimo gol con la maglia del Milan in campionato per Franco Baresi, che si sarebbe ritirato 2 anni più tardi. E poi? Il miracolo, in uno dei più bei gol mai visti a San Siro. Verona, 8 settembre 1996. Calcio d’angolo per il Verona, palla recuperata da Weah nell’area di rigore, accelera, una veronica e… non lo ferma più nessuno. Aumenta la falcata.. una lunga corsa verso la porta… 80 metri di pura potenza, classe, estro, precisione, tecnica e genialità. Col Milan vince 2 scudetti e regala tante emozioni.
DOPO IL MILAN – Chiude la carriera da nomade, dopo 4 stagioni e mezzo nel Milan. Prima in Inghilterra, dove non lascia il segno, poi torna in Francia a Marsiglia, infine si regala qualche soldo e un’ultima stagione nel campionato degli Emirati Arabi, con la maglia dell’Al-Jazira. Nel 1999 ha vinto il riconoscimento di Calciatore africano del secolo.
UN AMORE CHIAMATO LIBERIA – Weah ha sempre amato la propria nazione. Da calciatore ha portato per la prima volta nella storia della sua nazionale la Liberia alla fase finale della Coppa D’Africa, nel 1996. Quella Coppa d’Africa fu ricordata per essere stata la prima vinta dal Sudafrica (dopo la fine dell’Apartheid) che organizzò la manifestazione ritornando in un torneo ufficiale dopo l’espulsione dalla Fifa del 1976. George investì tempo e denaro nella nazionale della Liberia, cercando in tutti i modi di farla qualificare per i mondiali di calcio del 2002, ma per un solo punto non ci riuscì. Tuttavia la Liberia riuscì a partecipare un’ultima volta alla Coppa d’Africa 2002. Oggi è un politico e grande figura umanitaria, simbolo non solo calcistico, ma esempio in Africa e per tutto il mondo.
Ecco invece il Post per Indesit Football, sulle ultime “bandiere” del calcio moderno.
LE ULTIME BANDIERE (http://football.indesit.com/it/2011/10/24/le-ultime-bandiere/)
E’ di pochi giorni fa, la notizia che dopo Paolo Maldini un altro pezzo di storia del calcio Italiano, come Alessandro del Piero, lascerà la Juventus a fine stagione. Una notizia che ovviamente ha fatto scalpore – non tanto per l’attuale valore tecnico del giocatore – quanto per la storia che ha rappresentato con la maglia della Juventus.
IL TRAMONTO DELLE BANDIERE - Non sono personalmente un tipo romantico – anzi odio parlarne con quella stucchevole retorica che contraddistingue l’ambiente mediatico quando avvengono eventi di questi casi. Mi limiterò quindi a far notare come andare verso l’assenza di giocatori simbolo di una squadra sia un fatto di cui dobbiamo semplicemente prendere atto.
UNO STILE DI VITA - La bandiera è quel giocatore senza il quale il tifoso non riesce ad immaginarsi la propria squadra, che immagina magari in un ruolo dirigenziale – se non addirittura come primo allenatore – subito dopo il ritiro. Ed è proprio il ritiro dal calcio giocato la parte più importante della carriera di questi giocatori: quando hanno un pubblico che li ama e sono arrivati all’apice di una carriera molto spesso vincente è faticoso farsi da parte, non c’è infatti nulla di più avvilente – a mio pare – che finire la propria esistenza calcistica trascinandosi in campo tra i fischi di quei tifosi che ti hanno amato per anni.
IL CUORE O LA CARRIERA? – Una bandiera è quindi tutto questo: non bastano le presenze con la maglia a diventare, ma un vero e proprio stile di comportamento dentro e fuori dal campo che giocatori come Baresi, Maldini, Del Piero, Zanetti, Totti e molti altri hanno sempre avuto pensando prima al bene della loro squadra e poi al proprio. Penso in particolare ad Antonio Di Natale che ha preferito una estate fa restare stella nella storia dell’Udinese piuttosto che diventare meteora in quella della Juventus.
L’ODORE DEI SOLDI - Nel calcio moderno aumentano però i giocatori che rinunciano a queste possibilità per imparare l’inglese o perché Dio ha scelto così per loro. Scelte professionali comunque da non biasimare. Al di là delle scelte professionali, a smuovere con decisione l’animo dei calciatori sono spesso i soldi. Molti trasferimenti da cifre record hanno interrotto idilli storici. Basti pensare a Cristiano Ronaldo, calciatore simbolo del Manchester, passato alla camiseta blanca nel trasferimento record della storia del calcio. Un altro Ronaldo, il primo e inimitabile, si è venduto per 45 milioni di euro dall’Inter al Real, iniziando un viaggio che lo ha portato per sempre ad essere considerato un traditore per i tifosi neroazzurri. A Firenze hanno dovuto dire addio a tanti calciatori simbolo, due su tutti. Il primo, Roberto Baggio, passato alla Juventus, quando voleva rimanere in maglia viola, causò una vera e propria rivoluzione nella città toscana. Anni dopo a lasciare fu Rui Costa, che scelse il Milan, in un altro trasferimento record. E che dire di Nesta, capitano della Lazio, che si trasferì al Milan? Scelte di vita, scelte di carriera, ma anche scelte dettate dai soldi, per i quali, ultimo, ma sicuramente non ultimo, il trasferimento di Eto’o all’Anzhi, che ha aperto una voragine nell’attacco dell’Inter e nei cuori dei tifosi della squadra di Milano.
UDOVICICH, UN UOMO VERO – A chiusura, è giusto ricordare un calciatore ricordato da pochi, ma che ha fatto la storia della propria società, che quest’anno è tornata in Serie A dopo tanti anni, il Novara. Si tratta di Giovanni Udovicich, nato a Fiume, storico e dinoccolato stopper degli azzurri. Ha disputato 517 presenze in 18 anni di carriera, dal 1958 al 1976. Una vita per il Novara. Si trasferì dalla Jugoslavia nella città piemontese e ci rimase per tutta la vita. Divenne un mito delle figurine, nei primi anni dell’album panini. La sua era la foto più ricercata. Baffi e pelata, tutti lo conoscono in Italia durante gli anni ’70. Lo vollero tutti, dalla Roma al Bologna, lui preferì una vita in Piemonte, a fare l’altalena con la Serie B e la Serie C. Uomini così ormai non se ne vedranno più, forse cancellati da quel business che fa muovere il mondo del pallone.
Questo post è stato scritto da Diavolo1990 e Michele Bufalino di Rossonerosèmper
Great! thanks for the share!
Sono un tuo lettore di vecchia data e da un anno a questa parte mettendo in pratica i tuoi dettami sto vivendo una storia bellissima con una ragazza molto piÃ
Hanno dedicato la vita alla storia dellâ
Bella collaborazione!
Quest
Tutti i valori dei nostri duemila anni di storia derivano da un diverso equilibrio fra questi due estremi.
Applicando Articoli tecnico pratici per la storica rivista per Macintosh e prodotti Apple, edita dal gruppo JCE ed in edicola a cadenza mensile.
Cool blog!