Autore: Domenico
Ghirlandaio
Titolo: Esequie di
San Francesco
Collocazione:
Cappella Sassetti in Chiesa
di Santa Trinità, Firenze.
Materiali e tecnica:
pittura a fresco.
Dimensioni: n.p.
Data: 1479-85 (cfr.
Borsook e Offerhaus)
Descrizione/Iconografia/Inquadramento
storico-critico: Di
grande qualità pittorica,
come episodio conclusivo del
ciclo, è la messa funebre in
onore del Santo. Prima di
passare all’analisi del
quadro, è opportuno dare un
paio di cenni storici sulla
morte del santo.
La morte di San Francesco
Francesco era affetto da una
grave malattia, l'idropisia.
Mentre si trovava sulle
montagne vicino a Nocera
Umbra, i frati visto
l'aggravarsi delle sue
condizioni, decisero di
trasportarlo ad Assisi e su
sua richiesta all'amata
Porziuncola, dove a tarda
sera del 3 ottobre 1226,
Francesco morì recitando il
salmo 141, adagiato sulla
nuda terra, aveva circa 45
anni.
Le allodole, amanti della
luce e timorose del buio,
nonostante che fosse già
sera, vennero a roteare sul
tetto dell'infermeria, a
salutare con gioia il santo,
che un giorno (fra Camara e
Bevagna), aveva invitato gli
uccelli a cantare lodando il
Signore; e in altra
occasione in un campo verso
Montefalco aveva tenuto loro
una predica, che gli uccelli
immobili ascoltarono,
esplodendo poi in cinguetii
e voli di gioia.
La mattina del 4 ottobre, il
suo corpo fu traslato con
una solenne processione
dalla Porziuncola alla
chiesa parrocchiale di S.
Giorgio ad Assisi, dove era
stato battezzato e dove
aveva cominciato nel 1208 la
predicazione.
Lungo il percorso il corteo
si fermò a San Damiano, dove
la cassa fu aperta, affinché
santa Chiara e le sue
“povere donne” potessero
baciargli le stimmate.
Nella chiesa di San Giorgio
rimase tumulato fino al
1230, quando venne portato
nella Basilica inferiore,
costruita da frate Elia,
diventato Ministro Generale
dell'Ordine.
(tratto dagli archivi
francescani).
La scena di Ghirlandaio è
una scena che è stata
rappresentata spesso dopo la
rappresentazione di Giotto
alla cappella de’ Bardi in
Santa Croce. Si sono
cimentati in questa opera
Gozzoli, Lippi, Benedetto da
Maiano. Già in passato
Ghirlandaio aveva preso
spunto da quest’opera di
Giotto per le Esequie di
Santa Fina. Crowe e
Cavalcaselle analizzano la
struttura iconografica
dell’opera: mentre il tratto
iconografico del Ghrlandaio
nelle Esequie riporta a
Masaccio, la disposizione
delle figure presenta
analogie con il rilievo di
Benedetto da Maiano nel
pulpito di Santa Croce; ma è
piuttosto il modo in cui
l’amico scultore dispone la
scena che ha influenzato il
Ghirlandaio.
Come Fra’ Filippo Lippi
nelle Esequie di Santo
Stefano, Benedetto ha scelto
l’interno di una chiesa per
il luogo in cui si svolte la
cerimonia funebre di San
Francesco. Lo sfondo,
all’aperto vuole forse
alludere all’eternità del
cosmo, alla vita che dopo la
morte continua e al
passaggio, qui simboleggiato
in questo modo. Anche qui
sono presenti ritratti di
contemporanei e la leggenda
di San Francesco è messa in
relazione con la figura del
committente. I due
personaggi maschili a
sinistra furono indicati da
Borsook e Offenhaus come
Poliziano e Fonzio, che
hanno avuto un notevole e
persistente influsso sulla
sistemazione della cappella.
Ma perché Fonzio e Poliziano
sono stati rappresentati
così spesso all’interno dei
ritratti della cappella
Sassetti?
Fonzio e Poliziano.
Molti hanno detto che il
contributo di Poliziano è un
dei temi della cappella. Ma
chi era Fonzio? Il suo
ritratto in questo caso è
presente dal momento che ha
composto le iscrizioni per
la pala d'altare, ma non
solo. Per molti anni
Poliziano e Fonzio sono
stati amici intimi. Entrambi
condivisero interessi in
epigrafia, numismatica e
studi storici. Entrambi
utilizzarono la biblioteca
di Sassetti.
Se hanno lavorato in
collaborazione sui piani per
la Cappella Sassetti o
contribuito separatamente
nelle successive campagne è
una domanda interessante, e
non si sa con certezza,
perché subito dopo Poliziano
e Fonzio divennero membri
dello studio fiorentino, e,
nel 1481 hanno interrotto
l’amicizia. C'è stata una
grande differenza nei loro
stipendi che non può
necessariamente essere stata
la causa della loro rottura,
ma forse anche per i
rispettivi sponsor, Lorenzo
de 'Medici e Bernardo
Rucellai hanno interrotto i
rapporti.
E 'stato solo in questo
intervallo che gli eventi
verificatisi hanno portato a
motivare le modifiche
apportate alla lunetta del
muro dell’altare, compresa
l'aggiunta di Poliziano nel
ritratto. Ha Poliziano a
questo punto sostituitoo
Fonzio nello sviluppo del
programma della cappella?
Può essere che il capo
dell’uomo accanto al profilo
di Poliziano del funerale di
San Francesco, che è
dipintoa sullo stesso tratto
di intonaco fresco, sia il
ritratto Fonzio prima
dell’interruzione della loro
amicizia?
La posizione di entrambi i
ritratti qui sarebbe
particolarmente appropriata,
perché questi due umanisti
hanno contribuito al
programma in vari modi.
Durante l'anno quando la
cappella è stata dipinta,
Fonzio in diverse conferenze
di Firenze ha esortato a non
cedere dietro altre città
l'eccellenza di studi
storici. Egli ha esortato la
loro importanza per il
benessere della "comunità
civica e alla vita morale
della persona". Abbiamo
preso atto della forte vena
storica di Sassetti nel
programma, la allusioni alla
storia antica e leggenda,
nonché di recenti o
contemporanei eventi i cui
protagonisti sono giunti
fino davanti ai nostri
occhi. Apparentemente
l’amicizia di Fonzio con
Sassetti non aveva subito
scossoni dopo la rottura con
Poliziano. Anche se è
impossibile individuare con
precisione tutti i
contributi al programma da
Fonzio e Poliziano, su
questo molto può essere
detto. Fonzio ha fornito le
iscrizioni per la pala
d'altare e, probabilmente,
il materiale per il famoso
uomo (Neri di Gino Capponi)
incluso negli affreschi.
Molti altri hanno elaborato
le linee generali del
programma nelle sue fasi
iniziali. Possibili
ulteriori indizi su Fonzio
per la quota nei piani sono
contenuti nel cosiddetto
Codex Ashmoliensis che
include testi sulle sibille
e le iscrizioni a Neri di
Gino Capponi della tomba.
Insieme con Poliziano, o da
solo, egli avrebbe potuto
suggerire che sarebbe stato
opportuno utilizzare le
antiche per l'area attorno
alla tomba. Ma negli eventi
che hanno causato
cambiamenti nel programma da
effettuare, Poliziano ha
avuto un ruolo importante.
Pertanto, sembra molto
plausibile che egli stesso
ha avuto una mano nella
riformulazione dello
schema.
Chiudendo questa parentesi,
torniamo ad analizzare
l’opera di Ghirlandaio.
Il gruppo a destra è formato
da un uomo anziano, uno più
giovane e un ragazzo; si è
ritenuto trattarsi di padre,
figlio e nipote. Secondo
un’interpretazione collegata
con la figura di San
Francesco, tipica della
imitatio Christi, la scena
della morte è simbolo di
resurrezione, ciò avvale la
tesi dello sfondo come
simbolo dell’eternità del
cosmo. Sarebbe logico che
Francesco Sassetti volesse
qui ringraziare il suo Santo
patrono e rendergli omaggio
insieme ai suoi due figli di
nome Teodoro, quello morto e
quello nuovo nato. La
somiglianza di quello più
adulto e del più giovane con
il ritratto del Sassetti e
del figlio maggiore, nella
conferma della Regola sembra
convalidare questa
supposizione. Vasari
analizza così l’opera di
Ghirlandaio nelle Vite:
“E nella ultima fece
quando egli è morto e che i
frati lo piangono, dove si
vede un frate che gli bacia
le mani; et invero quello
effetto non si può esprimer
meglio nella pittura, senza
che e' v'è un vescovo parato
con gli occhiali al naso che
gli canta la vigilia, che il
non sentirlo solamente lo
dimostra dipinto.”
È evidente la grande qualità
nella pittura di Domenico
che esprime senza dubbio nel
migliore dei modi la realtà
rappresentativa del vescovo
che celebra il funerale e
dei frati che baciano
Francesco, a simboleggiare
la grande partecipazione di
tristezza in questo quadro
che coinvolge lo spettatore.
Molti studiosi dunque
affermano addirittura che
“alle esequie di San
Francesco spetta senz’altro
il primo posto tra gli
affreschi della Cappella
Sassetti”. Alcuni
studiosi hanno varie
interpretazioni su questo
quadro. C’è chi dice che ci
sia stata una collaborazione
tra i Ghirlandaio, c’è chi
addirittura considera
l’opera non di Domenico.
Solo Lauts considera
l’affresco completamente di
mano di Domenico, perché
“l’inventiva è più autonoma”
e si tratta di “una delle
composizioni più mature”
e “di più alto livello
artistico”. Oltre
all’equilibrio della
composizione e
all’esecuzione di elevata
qualità delle singole parti
dell’affresco, eseguito in
ventotto giornate (secondo
Borsook e Offenhaus) anche
la forza persuasiva e la
resa delle emozioni che si
avverte in modo omogeneo in
tutta l’opera testimoniano
che l’autore è Domenico
Ghirlandaio.
particolare del
Vescovo
particolare dei frati che
baciano le mani di
Francesco
Domenico Ghirlandaio,
Esequie di Santa Fina,
San Gimignano
Giotto, Morte di San
Francesco, cappella de’
Bardi in Santa Croce,
firenze
Giotto, Morte di San
Francesco, Basilica
Superiore di Assisi
Filippo Lippi,
Esequie di Santo Stefano, Cattedrale di Prato
Esequie di San Francesco nel
Pulpito con storie della vita di San Francesco (bassorilevo), eseguito da
Benedetto da Maiano (1472-1475), Santa Croce, Firenze.
Pulpito con storie della vita di
San Francesco (bassorilevo), eseguito da Benedetto da Maiano (1472-1475), Santa
Croce, Firenze.