Autore: Domenico
Ghirlandaio, bottega.
Titolo: Sibilla che
annuncia ad Augusto
l’avvento del regno di
Cristo.
Collocazione: Soprarco
della Cappella Sassetti in
Chiesa di S.Trinita.
Materiali e tecnica:
pittura a fresco.
Dimensioni: n.p.
Data: 1479-85 (cfr.
Borsook e Offerhaus)
Descrizione/Iconografia/Inquadramento
storico-critico: La
Cappella Sassetti non è
collocata in posizione
strategica per gli
spettatori, e di questo è
facile accorgersene come del
resto ne erano coscienti gli
uomini del tempo e lo stesso
committente. L’idea di
raffigurare nella volta le
quattro sibille non è
pertanto una scelta casuale.
L’attenzione dello
spettatore è catturata già a
partire dall’ingresso della
cappella. Sopra di essa
infatti vi è una
raffigurazione accattivante:
è rappresentato un noto
episodio della Legenda
Aurea di Jacopo da
Varazze e in voga ai tempi
dell’Imperatore Augusto,
ovvero la Sibilla Tiburtina
che annuncia la nascita del
Signore ad Augusto stesso.
Così il Vasari descrive
questa scena “fece nella
volta quattro Sibille, e
fuori della cappella un
ornamento sopra l'arco nella
faccia dinanzi, con una
storia dentrovi, quando la
Sibilla Tiburtina fece
adorar Cristo a Ottaviano
Imperatore, che per opera in
fresco è molto praticamente
condotta e con una
allegrezza di colori molto
vaghi”.
Questa scena insomma doveva
anticipare l’evento che le
quattro sibille nella volta
della cappella annunciano e
doveva servire a mettere in
risalto la cappella dei
Sassetti la cui posizione
era un po’ defilata e non
tanto favorevole.
Nonostante questo, la
presenza della famiglia
Sassetti nella chiesa di
Santa Trinita non rimane
indifferente. Oltre al David
che si appoggia ad uno scudo
che raffigura lo stemma
della famiglia, abbiamo
tanti altri indizi. Lo
stemma, di matrice robbiana,
è presente nella volta, tra
l’intersezione delle quattro
vele, un altro al di sopra
dell’arco ogivale nella
parte del sopralto e un
altro, per terra che sanciva
l’ingresso della cappella.
Date le fonti poco
soddisfacenti e il
riconoscimento di alcuni
tratti stilistici
controversi, non è da
escludere che il lavoro non
sia stato realizzato da
Ghirlandaio ma si trattasse
di un lavoro di bottega.
Anche se non si trova in
posizione agevole, guardando
il quadro è facile rendersi
conto che la narrazione non
è affatto complessa. In
primo piano vediamo la
Sibilla Triburtina da un
lato e l’imperatore Augusto
dall’altro. Accanto a loro
stanno rispettivamente tre
personaggi femminili e tre
maschili.
Accanto alla sibilla
Triburtina infatti, che
ricordiamo appartenere alle
Sibille italiche e che è
l’ultima nel catalogo di
Varrone, sono visibili tre
donne, probabilmente tre
sibille e analogamente tre
personaggi maschili si
distinguono accanto al
possente Augusto.
Tra le figure femminile
alcuni vi hanno riconosciuto
il ritratto della figlia di
Francesco Sassetti la quale
si chiamava proprio Sibilla.
Nel complesso la scena si
presenta come un momento di
attesa e meraviglia e questo
viene ben sottolineato dal
fatto che tutti i
personaggi, specialmente la
Sibilla Triburtina e
Augusto, guardano e indicano
verso l’alto, segnalandoci
il sole sul quale compare il
monogramma di cristo.
La leggenda prendeva luogo a
Roma e l’artista,
coerentemente con la
tradizione, ha ricalcato
nello sfondo la capitale e
le sue campagne. Anche se
apparentemente sembra
trattarsi di una soluzione
ovvia, dopo aver analizzato
tutti gli affreschi presenti
nella cappella è facile
rendersi conto che è uno dei
pochi momenti in cui vi è un
diretto richiamo alla
tradizione. In altre scene,
come nel registro la
Conferma della regola da
parte di Onorio III,
l’ambientazione non è Roma
ma Firenze. Questo perché
rientrava nel progetto della
creazione di una Firenze
nuova, una “novella Roma”.
L’immagine del sole è la
chiave di lettura
dell’affresco e, se
vogliamo, di tutta la
cappella Sassetti. Il sole è
il simbolo di Cristo.
Quest’ultimo infatti non era
un nome pronunciabile perché
sacro, ma era possibile
rappresentarlo attraverso le
sue iniziali.
Secondo Lattanzio, autore
del De mortibus
persecutorum ("Come
muoiono i persecutori"), il
cristogramma IHS fu
introdotto dall’imperatore
Costantino quando creò un
nuovo stendardo militare ,
dopo averlo visto in sogno,
nel quale erano riportate le
prime due lettere del nome
greco di Cristo. Secondo
un’altra versione il
trigramma IHS sarebbe stato
inventato da San Bernardino
da Siena. Al di la di quale
si la loro origine, è un
dato di fatto che i
monogrammi sono tutt’oggi
considerati i principali
simboli cristiani.
Esso rappresenta il sorgere
di una nuova età ed è
simbolo della divinità
eterna ma si poteva
accostare anche come simbolo
neoplatonico della
rinascita.
Ecco perché tale simbolo era
stato prescelto anche dai
Rucellai a Firenze, i
Gonzaga a Mantova i
Malatesta a Rimini e i
Montefeltro a Urbino, che
erano o erano stati
influenzati dall’ideologia
neoplatonica di Marsilio
Ficino. E se tale simbolo
era stato adottato dalle
corti italiani, ancor più
doveva essere adottato
nell’ambito culturale
fiorentino: il simbolo
neoplatonico della rinascita
significava anche il fiorire
degli Aurea Tempora, della
nuova età dell’oro e quindi
dell’epoca del magnifico
Lorenzo.
Non va dimenticato infatti
che la cappella sorse
proprio negli anni in cui a
Firenze, e nella fattispecie
nel fervido clima
umanistico, si attendeva il
rinnovarsi dell’Età
dell’oro, dei Saturnia
Regna. Fu proprio Marsilio
Ficino nella lettera a Paolo
di Middelburg (1492) a
identificare i Saturnia
Regna con le conquiste
intellettuali del suo tempo
e con la scelta iconografica
(e la simbologia) degli
affreschi della cappella
Sassetti sia nell’esterno
sia nella volta sia intorno
alle tombe (scene
all’antica).
L’affresco dunque, oltre
alle motivazioni iniziali
che abbiamo elencato, si
presenta come una
meravigliosa legittimazione
del principato mediceo a
Firenze.
Domenico Ghirlandaio,
Sibilla che annuncia ad
Augusto l’avvento del regno
di Cristo, Cappella
Sassetti, Chiesa di Santa
Trinità, Firenze.
Particolare del monogramma
di Cristo.
Monogramma di Cristo,
nella Chiesa di Santa Maria
degli Angeli a Lugano.
Particolare.
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Autore: Domenico
Ghirlandaio e
bottega(?).
Titolo: David
Collocazione:
Cappella Sassetti in
Chiesa di Santa Trinità,
Firenze.
Materiali e tecnica:
pittura a fresco.
Dimensioni: n.p.
Data: 1479-85
(cfr. Borsook e
Offerhaus)
Descrizione/Iconografia/Inquadramento
storico-critico: La
raffigurazione del David
e lo stemma Sassetti,
insieme a tutto il
soprarco, sono parti che
erano state coperte da
un intervento purista ai
primi del Novecento e
“riscoperte” negli
ultimi restauri.
Accanto alla Sibilla che
annuncia ad Augusto
l’avvento del regno di
Cristo, l’accesso alla
cappella è messo in
risalto anche
dall’immagine del David.
Davide fu un personaggio
biblico dell'Antico
Testamento. Le sue
vicende, facenti parte
dell'epoca ebraica, sono
raccontate nel primo e
nel secondo libro di
Samuele e nel Primo
libro dei Re. Secondo re
d'Israele, sarebbe
vissuto nella prima metà
del X secolo a.C. La
descrizione che ne fa la
Bibbia è quella di un
personaggio dal
carattere complesso,
capace di grandi
crudeltà e generosità,
dotato di
spregiudicatezza
politica e umana ma al
tempo stesso in grado di
riconoscere i propri
limiti ed errori.
L'episodio biblico più
famoso riguardante
Davide è quello dello
scontro con Golia, il
gigante filisteo che
terrorizzava e
insolentiva gli ebrei,
sfidandoli a duello.
Dopo quaranta giorni
Davide accettò la sfida
e riuscì, grazie
all'aiuto di Dio, ad
avere la meglio sulla
forza, tramortendo Golia
con un sasso lanciato da
una fionda e poi
decapitandolo con la
spada del gigante. La
vittoria lo rese
popolare presso gli
ebrei e gli valse
l'amicizia di Gionata,
figlio del re Saul.
Successivamente Davide
sposerà la figlia del
re, Micol.
La figura dipinta,
eretta sul piedistallo,
domina dall’alto di un
pilastro fittizio, che è
a sua volta appoggiato
su un capitello vero
dell’arco di entrata;
esso serve da elemento
divisorio della cappella
attigua del coro. Il
David si appoggia ad uno
scudo con lo stemma dei
Sassetti: per la sua
posizione elevata e la
statuarietà, la figura
ricorda uno di quei
monumenti eroicizzati su
colonna, che Haftmann
(1939) indicava come la
forma più rilevante di
monumento ufficiale
dell’antichità”. Il
Ghirlandaio usa la
tecnica della
“grisaille” per dare
l’impressione che si
tratti di una scultura,
simbolo di onore e di
vittoria e la utilizza
anche nei finti rilievi
in grisaille dei tratti
divisori tra le tombe
dei due committenti e i
registri.
Tecnica del Grisaille
Il grisaille era una
particolare pittura che
si eseguiva sul lato
interno delle vetrate
per aggiungere alcuni
effetti pittorici,
altrimenti impossibili a
causa dell'uniformità
cromatica dei vetri.
Questa tecnica prevede
l'uso di un amalgama
ottenuta da polvere di
vetro pestato unita ad
alcuni minerali quali
ossido di ferro o rame,
mescolati con un liquido
(inizialmente vino); in
base al minerale usato
la grisaille assumeva
una diversa tonalità
verde, bruna o nera.
Con questa tecnica
venivano dipinti i
chiaroscuri sulle
figure, disegnati i
tratti dei volti, le
pieghe delle vesti e
altri particolari. Si
usava anche nelle zone
di attaccatura del
piombo per attenuare i
contrasti fra il colore
del metallo e quello del
vetro.
Dopo aver steso la
grisaille, il pittore
procedeva con graffi ed
asportazioni per
regolarne l'effetto,
fissando in seguito la
pittura sottoponendo le
lastre ad un ulteriore
cottura, ottenendo la
vetrificazione della
polvere di vetro.
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Grisaille
Il materiale vuole dare
l’illusione del marmo,
ciò che risulta dai
particolari dei sandali,
della corazza e
dell’impugnatura della
spada, che sono dorati
come nelle statue vere.
La figura del giovane
David ha una lunga
tradizione nell’arte
fiorentina, da Taddeo
Gaddi (1290-1366) a
Michelangelo, di cui
Ghirlandaio fu maestro.
Il giovane vittorioso
contro il potentissimo
avversario era divenuto
il simbolo del “comune”,
il difensore della
libertà cittadina. Anche
qui è rappresentato,
come cita l’iscrizione,
per il bene della patria
e per la gloria del
cristianesimo. Quanto al
rapporto con la
cappella, va ricordato
che David è il profeta
che predisse la nascita
del Signore. Lo stemma
sullo scudo e la fionda
lo indicano, d’altra
parte, come protettore
della famiglia Sassetti.
Il monumento su colonna,
che qui viene rievocato,
nell’antichità aveva un
particolare significato:
“la persona del
committente occupa uno
spazio sempre maggiore,
finché la colonna
sorregge quella del
committente stesso”; si
può quindi interpretare
la figura del David
sopra l’ingresso della
cappella come
un’identificazione con
la figura del
committente, Francesco
Sassetti.
Il
soprarco dopo il
restauro nel progetto.
Domenico Ghirlandaio,
David, Soprarco
della cappella Sassetti e
Michelangelo, David,
Galleria
dell’Accademia,Firenze
A proposito del
grisaille…
Le raffigurazioni
realizzate con la
tecnica del grisaille
sono collocate a
ornamento delle tombe
dei Sassetti creano una
transizione tra i
dipinti e l’area
dedicata alla
collocazione dei
sarcofagi. Il soggetto
di queste decorazioni
trova la sua origine
nelle antiche monete
romane che alludono a
eroici guerrieri del
periodo augusteo. Sulla
tomba di Francesco per
esempio, vengono
raffigurati due
combattenti romani
(fig.1) con l’iscrizione
CAES.AVG.S.C, mentre
l’altra composizione
(fig.2) rappresenta un
adlocutio, ovvero
un discorso che il
generali solitamente
tenevano di fronte
all’esercito prima
dell’inizio di una
battaglia. Questo
soggetto è stato
utilizzato anche nella
Colonna Traiana.
Le grisaille sopra Nera
Sassetti sono invece più
complesse da decifrare.
Sul lato destro (fig.3)
vediamo l’iscrizione:
DECVRSIO S[ENATUS] C[ONSULTO]
che alcuni hanno
interpretato come
anagramma di Nera de
Cursis. La decursio
era una pratica militare
romana che consisteva
nelle esercitazioni a
cavallo.
Sul lato sinistro
(fig.4) invece troviamo
l’iscrizione GERMANICUS
CAESAR SIGNIS RECEPTIS.
Germanicus era un
celebre generale e
governatore romani sotto
il regno di Tiberio e la
famiglia di Nero Drusus
ereditò il titolo di
Germanicus.
Domenico Ghirlandaio
utilizzerà più volte la
tecnica del grisailles
nella sua carriera
artistica: ne La
strage degli innocenti,
Storie di Maria e nell’
Apparizione
dell’angelo a Zaccaria,
Storie del Battista,
entrambe nella Cappella
Tornabuoni in Santa
Maria Novella.
finti rilievi in
grisaille nei tratti
divisori tra le tombe
dei committenti e i
registri.
(fig.1)
(fig.2)
(fig.3)
(fig.4)