La cappella Sassetti, Chiesa di Santa Trinita, Firenze, Realizzato da  Francesca Capochiani e Michele Bufalino


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   SCHEDA 7a e 7b: IL SOPRARCO

 

Autore: Domenico Ghirlandaio, bottega.

Titolo: Sibilla che annuncia ad Augusto l’avvento del regno di Cristo.

Collocazione: Soprarco della Cappella Sassetti in Chiesa di S.Trinita.

Materiali e tecnica: pittura a fresco.

Dimensioni: n.p.

Data:  1479-85 (cfr. Borsook e Offerhaus)

Descrizione/Iconografia/Inquadramento storico-critico: La Cappella Sassetti non è collocata in posizione strategica per gli spettatori, e di questo è facile accorgersene come del resto ne erano coscienti gli uomini del tempo e lo stesso committente. L’idea di raffigurare nella volta le quattro sibille non è pertanto una scelta casuale. L’attenzione dello spettatore è catturata già a partire dall’ingresso della cappella. Sopra di essa infatti vi è una raffigurazione accattivante: è rappresentato  un noto episodio della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze e in voga ai tempi dell’Imperatore Augusto, ovvero la Sibilla Tiburtina che annuncia la nascita del Signore ad Augusto stesso. Così il Vasari descrive questa scena “fece nella volta quattro Sibille, e fuori della cappella un ornamento sopra l'arco nella faccia dinanzi, con una storia dentrovi, quando la Sibilla Tiburtina fece adorar Cristo a Ottaviano Imperatore, che per opera in fresco è molto praticamente condotta e con una allegrezza di colori molto vaghi”.

Questa scena insomma doveva anticipare l’evento che le quattro sibille nella volta della cappella annunciano e doveva servire a mettere in risalto la cappella dei Sassetti la cui posizione era un po’ defilata e non tanto favorevole.

Nonostante questo, la presenza della famiglia Sassetti nella chiesa di Santa Trinita non rimane indifferente. Oltre al David che si appoggia ad uno scudo che raffigura lo stemma della famiglia, abbiamo tanti altri indizi. Lo stemma, di matrice robbiana, è presente nella volta, tra l’intersezione delle quattro vele, un altro al di sopra dell’arco ogivale nella parte del sopralto e un altro, per terra che sanciva l’ingresso della cappella.

Date le fonti poco soddisfacenti e il riconoscimento di alcuni tratti stilistici controversi, non è da escludere che il lavoro non sia stato realizzato da Ghirlandaio ma si trattasse di un lavoro di bottega. Anche se non si trova in posizione agevole, guardando il quadro è facile rendersi conto che la narrazione non è affatto complessa. In primo piano vediamo la Sibilla Triburtina da un lato e l’imperatore Augusto dall’altro. Accanto a loro stanno rispettivamente tre personaggi femminili e tre maschili.

Accanto alla sibilla Triburtina infatti, che ricordiamo appartenere alle Sibille italiche e che è l’ultima nel catalogo di Varrone, sono visibili tre donne, probabilmente tre sibille e analogamente tre personaggi maschili si distinguono accanto al possente Augusto.

Tra le figure femminile alcuni vi hanno riconosciuto il ritratto della figlia di Francesco Sassetti la quale si chiamava proprio Sibilla.

Nel complesso la scena si presenta come un momento di attesa e meraviglia e questo viene ben sottolineato dal fatto che tutti i personaggi, specialmente la Sibilla Triburtina e Augusto, guardano e indicano verso l’alto, segnalandoci il sole sul quale compare il monogramma di cristo.

La leggenda prendeva luogo a Roma e l’artista, coerentemente con la tradizione, ha ricalcato nello sfondo la capitale e le sue campagne. Anche se apparentemente sembra trattarsi di una soluzione ovvia, dopo aver analizzato tutti gli affreschi presenti nella cappella è facile rendersi conto che è uno dei pochi momenti in cui vi è un diretto richiamo alla tradizione. In altre scene, come nel registro la Conferma della regola da parte di Onorio III, l’ambientazione non è Roma ma Firenze. Questo perché rientrava nel progetto della creazione di una Firenze nuova, una “novella Roma”.

L’immagine del sole è la chiave di lettura dell’affresco e, se vogliamo, di tutta la cappella Sassetti. Il sole è il simbolo di Cristo. Quest’ultimo infatti non era un nome pronunciabile perché sacro, ma era possibile rappresentarlo attraverso le sue iniziali.

Secondo Lattanzio, autore del  De mortibus persecutorum ("Come muoiono i persecutori"), il cristogramma IHS fu introdotto dall’imperatore Costantino quando creò un nuovo stendardo militare , dopo averlo visto in sogno, nel quale erano riportate le prime due lettere del nome greco di Cristo. Secondo un’altra versione il trigramma IHS sarebbe stato inventato da San Bernardino da Siena. Al di la di quale si la loro origine, è un dato di fatto che i monogrammi sono tutt’oggi considerati i principali simboli cristiani.

Esso rappresenta il sorgere di una nuova età ed è simbolo della divinità eterna ma si poteva accostare anche come simbolo neoplatonico della rinascita.

Ecco perché tale simbolo era stato prescelto anche dai Rucellai a Firenze, i Gonzaga a Mantova i Malatesta a Rimini e i Montefeltro a Urbino, che erano o erano stati influenzati dall’ideologia neoplatonica di Marsilio Ficino. E se tale simbolo era stato adottato dalle corti italiani, ancor più doveva essere adottato nell’ambito culturale fiorentino: il simbolo neoplatonico della rinascita significava anche il fiorire degli Aurea Tempora, della nuova età dell’oro e quindi dell’epoca del magnifico  Lorenzo.

Non va dimenticato infatti che la cappella sorse proprio negli anni in cui a Firenze, e nella fattispecie nel fervido clima umanistico, si attendeva il rinnovarsi dell’Età dell’oro, dei Saturnia Regna. Fu proprio Marsilio Ficino nella lettera a Paolo di Middelburg (1492) a identificare i Saturnia Regna con le conquiste intellettuali del suo tempo e con la scelta iconografica (e la simbologia) degli affreschi della cappella Sassetti sia nell’esterno sia nella volta sia intorno alle tombe (scene all’antica).

L’affresco dunque, oltre alle motivazioni iniziali che abbiamo elencato, si presenta come una meravigliosa legittimazione del principato mediceo a Firenze. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domenico Ghirlandaio, Sibilla che annuncia ad Augusto l’avvento del regno di Cristo, Cappella Sassetti, Chiesa di Santa Trinità, Firenze. Particolare del monogramma di Cristo.

Immagine:Ologramma di San Bernardino.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Monogramma di Cristo,  nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano. Particolare.

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Autore: Domenico Ghirlandaio e bottega(?).

Titolo: David

Collocazione: Cappella Sassetti in Chiesa di Santa Trinità, Firenze.

Materiali e tecnica: pittura a fresco.

Dimensioni: n.p.

Data: 1479-85 (cfr. Borsook e Offerhaus)

Descrizione/Iconografia/Inquadramento storico-critico: La raffigurazione del David e lo stemma Sassetti, insieme a tutto il soprarco, sono parti che erano state coperte da un intervento purista ai primi del Novecento e “riscoperte” negli ultimi restauri.

Accanto alla Sibilla che annuncia ad Augusto l’avvento del regno di Cristo, l’accesso alla cappella è messo in risalto anche dall’immagine del David.

Davide fu un personaggio biblico dell'Antico Testamento. Le sue vicende, facenti parte dell'epoca ebraica, sono raccontate nel primo e nel secondo libro di Samuele e nel Primo libro dei Re. Secondo re d'Israele, sarebbe vissuto nella prima metà del X secolo a.C. La descrizione che ne fa la Bibbia è quella di un personaggio dal carattere complesso, capace di grandi crudeltà e generosità, dotato di spregiudicatezza politica e umana ma al tempo stesso in grado di riconoscere i propri limiti ed errori.

L'episodio biblico più famoso riguardante Davide è quello dello scontro con Golia, il gigante filisteo che terrorizzava e insolentiva gli ebrei, sfidandoli a duello. Dopo quaranta giorni Davide accettò la sfida e riuscì, grazie all'aiuto di Dio, ad avere la meglio sulla forza, tramortendo Golia con un sasso lanciato da una fionda e poi decapitandolo con la spada del gigante. La vittoria lo rese popolare presso gli ebrei e gli valse l'amicizia di Gionata, figlio del re Saul. Successivamente Davide sposerà la figlia del re, Micol.

La figura dipinta, eretta sul piedistallo, domina dall’alto di un pilastro fittizio, che è a sua volta appoggiato su un capitello vero dell’arco di entrata; esso serve da elemento divisorio della cappella attigua del coro. Il David si appoggia ad uno scudo con lo stemma dei Sassetti: per la sua posizione elevata e la statuarietà, la figura ricorda uno di quei monumenti eroicizzati su colonna, che Haftmann (1939) indicava come la forma più rilevante di monumento ufficiale dell’antichità”. Il Ghirlandaio usa la tecnica della “grisaille” per dare l’impressione che si tratti di una scultura, simbolo di onore e di vittoria e la utilizza anche nei finti rilievi in grisaille dei tratti divisori tra le tombe dei due committenti e i registri.

Tecnica del Grisaille

Il grisaille era una particolare pittura che si eseguiva sul lato interno delle vetrate per aggiungere alcuni effetti pittorici, altrimenti impossibili a causa dell'uniformità cromatica dei vetri.

Questa tecnica prevede l'uso di un amalgama ottenuta da polvere di vetro pestato unita ad alcuni minerali quali ossido di ferro o rame, mescolati con un liquido (inizialmente vino); in base al minerale usato la grisaille assumeva una diversa tonalità verde, bruna o nera.

Con questa tecnica venivano dipinti i chiaroscuri sulle figure, disegnati i tratti dei volti, le pieghe delle vesti e altri particolari. Si usava anche nelle zone di attaccatura del piombo per attenuare i contrasti fra il colore del metallo e quello del vetro.

Dopo aver steso la grisaille, il pittore procedeva con graffi ed asportazioni per regolarne l'effetto, fissando in seguito la pittura sottoponendo le lastre ad un ulteriore cottura, ottenendo la vetrificazione della polvere di vetro. 

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Grisaille 

Il materiale vuole dare l’illusione del marmo, ciò che risulta dai particolari dei sandali, della corazza e dell’impugnatura della spada, che sono dorati come nelle statue vere. La figura del giovane David ha una lunga tradizione nell’arte fiorentina, da Taddeo Gaddi (1290-1366) a Michelangelo, di cui Ghirlandaio fu maestro. Il giovane vittorioso contro il potentissimo avversario era divenuto il simbolo del “comune”, il difensore della libertà cittadina. Anche qui è rappresentato, come cita l’iscrizione, per il bene della patria e per la gloria del cristianesimo. Quanto al rapporto con la cappella, va ricordato che David è il profeta che predisse la nascita del Signore. Lo stemma sullo scudo e la fionda lo indicano, d’altra parte, come protettore della famiglia Sassetti. Il monumento su colonna, che qui viene rievocato, nell’antichità aveva un particolare significato: “la persona del committente occupa uno spazio sempre maggiore, finché la colonna sorregge quella del committente stesso”; si può quindi interpretare la figura del David sopra l’ingresso della cappella come un’identificazione con la figura del committente, Francesco Sassetti.

       

Il soprarco dopo il restauro nel progetto. 

                                                    

Domenico Ghirlandaio, David, Soprarco della cappella Sassetti e Michelangelo, David, Galleria dell’Accademia,Firenze

A proposito del grisaille…

Le raffigurazioni realizzate con la tecnica del grisaille sono collocate a ornamento delle tombe dei Sassetti creano una transizione tra i dipinti e l’area dedicata alla collocazione dei sarcofagi. Il soggetto di queste decorazioni trova la sua origine nelle antiche monete romane che alludono a eroici guerrieri del periodo augusteo. Sulla tomba di Francesco per esempio, vengono raffigurati due combattenti romani (fig.1) con l’iscrizione CAES.AVG.S.C, mentre l’altra composizione  (fig.2) rappresenta un adlocutio, ovvero un discorso che il generali solitamente tenevano di fronte all’esercito prima dell’inizio di una battaglia. Questo soggetto è stato utilizzato anche nella Colonna Traiana.

Le grisaille sopra Nera Sassetti sono invece più complesse da decifrare. Sul lato destro (fig.3) vediamo l’iscrizione: DECVRSIO S[ENATUS] C[ONSULTO] che alcuni hanno interpretato come anagramma di Nera de Cursis.  La decursio era una pratica militare romana che consisteva nelle esercitazioni a cavallo.

Sul lato sinistro (fig.4) invece troviamo l’iscrizione GERMANICUS CAESAR SIGNIS RECEPTIS.  Germanicus era un celebre generale e governatore romani sotto il regno di Tiberio e la famiglia di Nero Drusus  ereditò il titolo di Germanicus.

Domenico Ghirlandaio utilizzerà più volte la tecnica del grisailles nella sua carriera artistica:  ne La strage degli innocenti, Storie di Maria e nell’ Apparizione dell’angelo a Zaccaria, Storie del Battista, entrambe nella Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella.

finti rilievi in grisaille nei tratti divisori tra le tombe dei committenti e i registri.

(fig.1) 

(fig.2)

(fig.3)

(fig.4) 


 


 

 


  Le Schede
 
· Scheda 1 - La rinuncia ai beni terreni
· Scheda 2 - Il miracolo delle stigmate
· Scheda 3 - La conferma della regola da parte di Onorio III
· Scheda 4 - Il miracolo del fanciullo risuscitato
· Scheda 5 - La prova del fuoco
· Scheda 6 - Le esequie di San Francesco
· Scheda 7a e 7b: Il soprarco
· Scheda 8: La volta
· Scheda 9: La pala d'altare
 
 

  Ringraziamenti
 
· Ringraziamenti
 

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