La cappella Sassetti, Chiesa di Santa Trinita, Firenze, Realizzato da  Francesca Capochiani e Michele Bufalino


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   INTRODUZIONE

 
 

Sibilla Cumana                                                 Sibilla Eritrea

Sibilla Agrippa                                       Sibilla Cimmeria

Autore: Domenico Ghirlandaio e bottega.

Titolo: Le sibille

Collocazione: Volta della Cappella Sassetti in Chiesa di Santa Trinità, Firenze.

Materiali e tecnica: pittura a fresco.

Dimensioni: n.p.

Data:  1479-85 (cfr. Borsook e Offerhaus)

Descrizione/Iconografia/Inquadramento storico-critico: Nella volta della cappella di Santa Trinita sono rappresentate quattro eleganti figure femminili: si tratta delle Sibille. Esse vengono ricordate come profetesse mitiche del politeismo greco-romano ispirate da Apollo, dio della musica e della profezia, e le loro capacità oracolari erano direttamente infuse dal dio. Le sibille hanno anche un’altra capacità individuale: sono in grado di predire il futuro grazie al loro entheos, qualità descritta da Aristotele (Arist. Probl. XXX, 954a 34-38).

Il numero di sibille nella cultura greca di Eraclito, Aristofane e Platone era limitato a uno. Solo in età ellenistica queste figure assumono il loro ruolo in collettività.

Il primo tentativo di porre un ordine al lungo catalogo delle Sibille creatosi nel secoli è stato realizzato grazie al canone di Varrone nel I secolo a.C. che ne individua dieci, a cui verranno aggiunte Europa ed Agrippa alla fine del Medio Evo.

Numerose sono le testimonianze iconografiche di soggetto sibillino sul finire del Quattrocento, basti ricordare il presbiterio in Santa Maria in Pantano a Montegallo, detta anche delle Sibille, a causa delle quattro sibille presenti nel ciclo di affreschi conservato all’interno.

Caso emblematico di questa contingenza“geografico - artistica” è  riscontrabile anche nella volta della chiesa di Santa Maria sopra Minerva, a pochi metri dal Pantheon, decorata da Filippo Lippi e la sua bottega. Anche qui come nella cappella in Santa Trinita, sono raffigurate le figure delle Sibille che con i loro vaticini (così narra la tradizione) avevano previsto e annunciato la nascita di Gesù.

Quindi, nelle chiese e nei palazzi di alcune di queste città - e di molte altre nel territorio toscano, si conservano testimonianze iconografiche a soggetto sibillino.

La loro popolarità è dovuta molto probabilmente al testo di un domenicano Filippo Barbieri che ha predicato a Firenze nel 1474 che pubblicò il Discordantiae sanctorum doctorum Hieronymi et Augustini: Sybillarum et prophetarum de Christi vaticinis, ovvero “discordanze dei santi dottori Gerolamo e Agostino; delle Sibille e dei profeti Roma sui vaticini di Cristo” edito a Roma nel 1482.

Si tratta di una fonte importante al quale Ghirlandaio ha fatto probabilmente riferimento, o per lo meno, ne era a conoscenza.

Ma perché rappresentare proprio le sibille? Non erano forse un soggetto pagano? Com’è possibile collegarlo con la Natività o con il ciclo francescano?

Nel Quattrocento le sibille rappresentavano la corrispondente pagana dei profeti dell’Antico Testamento. Esse annunciano la nascita di Gesù, l’attesa per il rinnovarsi dell’età dell’oro. Anche i profeti e Virgilio nella IV Ecloga preannunciano l’arrivo di un puer,di un fanciullo divino.

Arriverà questo bambino, colui che confermerà tutte le religioni e le riunirà in se stesso, questo bambino che ovviamente è Gesù non è altro che l’uomo universale. Ecco dov’è l’Umanesimo.

È tuttavia impossibile scindere le varie parti di questa cappella: le sibille rappresentate nella volta non sono altro che la conferma dell’annuncio raffigurato nella lunetta all’ingresso della Cappella stessa.

Si tratta pertanto di un unico percorso che inizia con la Profezia della Sibilla Triburtina continua nella Volta e ha il suo punto d’arrivo nella pala della Natività.

Tornando all’analisi strettamente connessa alla descrizione delle sibille della cappella Sassetti, è stato possibile, grazie agli studi di Borsook e Offerhaus, identificare le quattro sibille: si tratta della sibilla Cumana, l’Eritrea e l’Agrippa. In merito a l’ultima, la Cimmeria, ci sono ancora dei dubbi. Questo è dovuto al fatto che a differenza delle altre che indossano un cartiglio, questa invece ne è priva.

Il cartiglio è ancor più importante dal momento che in ciascun cartiglio sono scritti versi in latino su Virgilio. Parole che se le riordiniamo diventano: Hic teste Virgil Magnus; in ultima autem etate invisibile verbum palpabitur germinabit. Queste scritte in latino esprimono chiaramente il loro ruolo profetico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.1

 

 

Ogni sibilla è circondata un’aureola fiammeggiante ed è seduta su una nuvola. Le nuvole, come nell’Incoronazione della Vergine agli Uffizi di Beato Angelico, sono create per dare un senso di spazio nei cieli. Difatti se Angelico aveva il problema di confrontarsi con il fondo oro che faceva da sfondo a quest’opera, Ghirlandaio tenta di realizzare del movimento che sarebbe stato impossibile altrimenti, data l’unica gamma cromatica che ricopre le vele: il prezioso azzurro,  che è stato anche protagonista della Cappella Scrovegni a Padova.

Interessante la ripresa robbiana del Ghirlandaio nella riproduzione di fiori e frutta che scompartiscono la volta, inserimento motivato dall’aderenza al pensiero moderno di Firenze (fig.1). Nel punto di intersezione tra le vele è infine riprodotto lo stemma della famiglia Sassetti.

Ciò che differenzia ciascuna sibilla, ad eccezione di quella Cimmeria, è il portamento. Esso varia a seconda di come viene portato il cartiglio.

I critici tendono a considerare opera di Domenico Ghirlandaio solo i volti delle sibille. Effettivamente sono molto più accurati, mentre il corpo di queste lascia pensare a un lavoro di bottega.

Tutte le sibille sono sedute e la posizione delle gambe ripete quella degli evangelisti Matteo e Giovanni nella cappella di Santa Fina.

La prima sibilla che incontriamo, ovvero sopra l’ingresso della cappella è la Sibilla Cumana che porta scritto nel cartiglio “hic teste Virgil magnus”.  La sibilla cumana esemplifica un duplice valore politico e religioso: Virgilio le affida il compito nella IV ecloga di annunciare la nuova età dell’oro inaugurato da un bimbo concepito da una vergine; nell’Eneide le fa annunciare il trionfo e della gens Iulia e la fine dei disordini con la pax augustea. E' la settima del catalogo di Varrone, che le attribuisce tre denominazioni: Amaltea, Erofile, Demofile.

La sibilla Eritrea porta invece la scritta “in ultima autem etate” mentre nella vela raffigurante l’Agrippa, chiamata così dalla sua regione d’origine, vediamo scritto “invisibile verbum palpabitur germinabit”. 

La quarta sibilla nel catalogo di Varrone è la Cimmeria, la cui funzione è stata spesso associata a quella della Sibilla Cumana, come guida nel percorso della catabasi e quindi guida di Enea oltre l’Averno, patria dei Cimmeri, luogo di confine tra vivi e morti.

Riferimenti iconografici:

 

michelangelolasibillacumana.jpg    

Michelangelo, La Sibilla Cumana, Cappella Sistina.

  

Sopra, a sinistra. Sopra, a destra. Filippo Lippi, La Sibilla Cumana, volta Santa Maria sopra Minerva. 

Chiesa di Santa Maria in Pantano - affresco della Sibilla     

 

 

michelangelolasibillaeritrea.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A sinistra. Michelangelo, Sibilla Eritrea, Cappella Sistina.

A destra. Martino Bonfini da Patrignone, Sibilla Eritrea, S.Maria in Pantano.


 


 

 


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