Autore: Domenico
Ghirlandaio.
Titolo: La natività.
Collocazione: Pala
d’altare nella Cappella
Sassetti in Chiesa di
S.Trinita.
Materiali e tecnica:
pittura su tavola.
Dimensioni:
167 × 167 cm
Data: Maggio 1483-
Natale 1485
Descrizione/Iconografia/Inquadramento
storico-critico: Oltre
agli affreschi per la
Cappella Sassetti, il
Ghirlandaio aveva avuto
incarico di eseguire la pala
d’altare, che già il Vasari
elogiò in modo particolare.
La tavola sarebbe tutta di
mano dell’artista così da
“far meravigliare ogni
persona intelligente”.
Solo per il corteo dei Re
Magi è stata giustamente
ipotizzata la collaborazione
di un aiuto, quello di
Bartolomeo Di Giovanni.
La pala occupa il centro
della parete di fondo della
cappella e in merito alla
data di esecuzione
Ghirlandaio stesso, sulla
trabeazione del pilastro a
sinistra che sostiene il
tetto della stalla ha inciso
l’anno “1485”.
Gli affreschi con i
committenti sembrano formare
le ali della pala che sta al
centro; una disposizione
analoga dei committenti a
grandezza naturale, si trova
nell’affresco della
Trinità di Masaccio in
Santa Maria Novella a
Firenze.
Sulla pala è rappresentata
la nascita di Cristo insieme
all’Adorazione dei
pastori e alla venuta
dei Re Magi. Su un prato
fiorito domina in primo
piano la figura di Maria
che, secondo l’iscrizione
sulla cornice, sta adorando
il Bambino divino.
Sul prato fiorito, il
pittore alludere al nome di
Francesco Sassetti, ha
disposto tre tipi di sassi:
una roccia naturale, una
pietra lavorata e un mattone
creato dall’uomo. Sul
mattone c’è un cardellino
simbolo della passione e
resurrezione di Cristo, al
quale Francesco Sassetti
affida la speranza della
propria salvezza.
Gesù bambino giace nudo in
terra sopra a un manipolo di
paglia, su cui è disteso un
lembo del manto di Maria;
essendo inginocchiata in
adorazione, le estremità del
manto della Vergine si
allargano al suolo in un
cerchio che abbraccia la
Madre e il Bambino.
Dietro a questa scena si
distingue un antico
sarcofago che serve da
mangiatoia al bue e
all’asino, che secondo la
patristica, rappresentano
l’allegoria dei Giudei e dei
Pagani. Per questo motivo
nello stesso dipinto compare
anche l’adorazione dei
pastori e l’arrivo dei Magi:
si contrappone così il primo
omaggio da parte dei Giudei
al primo riconoscimento da
parte dei pagani. Ed è per
lo stesso motivo che il
corteo dei Re Magi passa
sotto un arco di trionfo
antico che, come indica
l’iscrizione,
fu innalzato in onore di
Pompeo, conquistatore di
Gerusalemme, per lasciare
dietro di sé l’età pagana.
Tornando al sarcofago, esso
porta l’iscrizione latina
“ense cadens solymo Pompei.
Fulvi(us) augur/numen ait.
Que me conteg(it)”.
Quest’ultima, forse ideata
da Bartolomeo Fonzio,
riporta la profezia
dell’augure Fulvio morto per
un colpo di spada di Pompeo
durante la presa di
Gerusalemme e annuncia che
dal sarcofago che custodisce
le sue spoglie nascerà un
dio; si tratta di un
riferimento a Cristo,
vittorioso sul paganesimo.
La funzionalità del
sarcofago sta nel legame tra
la scena in primo piano e il
paesaggio ricco di dettagli
e pieno di atmosfera sullo
sfondo: sul prato in alto si
vedono i pastori con il
gregge e l’angelo che
annuncia loro la nascita del
Signore, mentre sotto l’
arco di trionfo antico
avanza il corteo dei Re Magi
guidato da una apparizione
luminosa sopra il tetto
della stalla.
L’uso di strutture
architettoniche antiche
serve come riferimento alla
nascita di Cristo: sono i
segni tangibili di decadenza
che annunciano la fine di
una floridezza ormai
passata.
Come ha notato Lauts, tali
elementi non vogliono essere
prova di una “generica
ammirazione per la
perfezione delle opere
antiche”, ma acquistano “un
significato simbolico
cristiano”.
Con la nascita di Cristo
dalle spoglie dei monumenti
antichi si realizza l’evento
annunciato ad Augusto dalla
Sibilla Tiburtina e dalle
Quattro Sibille, secondo la
IV Ecloga di Virgilio. La
natività è il compimento di
quanto annunciato negli
affreschi della volta e
nell’arco di ingresso, e
l’inizio di un’Età dell’Oro.
In questo contesto i due
pilastri vanno interpretati
come i resti di un antico
altare della pace, crollato
nella notte di Natale.
In lontananza si scorge una
città: l’edificio sulla
destra sembra alludere alla
città di Gerusalemme, mentre
a sinistra in primo piano si
scorgono monumenti romani,
come il mausoleo di Adriano
e la Torre delle milizie,
che, al tempo del Sassetti,
era considerata un palazzo
imperiale in rovina e che,
secondo la leggenda copriva
la tomba di Augusto.
Da notare infine, la figura
di Giuseppe, è qui
insolitamente rappresentata
in atteggiamento attivo e
dominante: egli sta
indicando, ma non guarda né
verso la luce, né verso il
corteo dei Magi; ha
piuttosto davanti agli occhi
la visione del ruolo divino
del Bambino come centro
della fede.
Domenico Ghirlandaio,
Natività e Ritratto dei
committenti, Chiesa
Santa Trinità, Firenze
Hugo Van Der Goes, Altare
Portinari
Masaccio, La trinità, Chiesa
Santa Maria Novella, Firenze